Depero e Boccioni, certo. I grandi del Futurismo e altri nomi di spicco come Giulio d' Anna, Roberto Baldessari o Uberto Bonetti hanno messo il treno al centro della scena come simbolo della velocità e della dinamismo inneggiati dal movimento creato da Filippo Tommaso Marinetti. E' però un dipinto di Luigi Russolo, il compositore e pittore che mise in musica i principi indicati dal fondatore facendo dei rumori ispirati alle macchine e alle fabbriche la colonna sonora dell' Avanguardia, l' opera forse di maggior fascino della mostra ''Railways in art'' che la piccola galleria romana Futurism & co propone fino al 30 settembre. ''Dinamismo di un treno in corsa nella notte'', firmato nel 1911 dal compositore di Portogruraro, è un tripudio di fasci di luce bianca e gialla della locomotiva che perforano il blu cupo della scena. Non è un caso che proprio Russolo abbia riassunto in modo così efficace uno dei temi centrali dello schieramento artistico ai suoi primi passi. Fu lo sferragliare di motrici e vagoni, insieme con il ronzare dei motori e degli impianti industriali, a suggerirgli l' idea di creare nuovi strumenti musicali, dal rumorarmonio agli intonarumori dai nomi 'parlanti' di gorgogliatori, crepitatori, scoppiatori, sibilatori e scrosciatori, pensati per riprodurre i suoni della modernità. Il treno, dunque, prima ancora dell' aereo che trovò la sua apoteosi negli anni Trenta con l' aeropittura, fu il mezzo meccanico celebrato dai futuristi come un fulcro del cambiamento. ''Noi canteremo le locomotive dall' ampio petto che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d' acciaio imbrigliati di tubi'', scriveva nel Marinetti nel Manifesto del movimento pubblicato nel 1909 da Le Figaro.
La minuscola galleria a due passi da piazza di Spagna racconta questa pagina particolare del Futurismo con una trentina di opere, tra le quali alcuni capolavori che non sfigurerebbero nei grandi musei. Maurizio Scudiero, specialista del genere e in particolare di Fortunato Depero di cui cura a Rovereto l' archivio, nel testo in catalogo ricorda che ''nel treno troviamo il vero Dna del Futurismo'', proprio perchè a differenza dei ritratti dinamici o dei paesaggi scomposti il treno racchiude gli effetti propriamente futuristi del dinamismo e della simultaneità connessi alla velocità. I convogli compaiono nel pannello degli Stati d' animo di Boccioni (1911) e vengono evocati dalla folla della Metropolitana di New York che Depero - ''il più statico dei futuristi'' - mise su tela nel 1930. Di Baldessari spicca il 'treno+luce+velocità' del 1916, mentre Carrà nel 1913 non dipinge il mezzo ma la Sintesi di un paesaggio di velocità da un treno. Del siciliano Giulio D' Anna è il numero maggiore di opere dai colori sgargianti, accanto alle tempere e collage degli anni Venti di Vinicio Paladini, al dinamico Treno in corsa di Pippo Rizzo (1939), alle frenetiche Locomotive a vapore di Uberto Bonetti, che hanno quasi un secolo ma sembrano uscite dalla mano di un illustratore contemporaneo.
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