Il primo passo è stato realizzato,
iscrivere nel patrimonio culturale immateriale campano
l'intarsio sorrentino. Ora si guarda oltre, alla candidatura
Unesco e, soprattutto, al vero obiettivo: fare in modo che
quella che è una vera e propria arte non vada persa.
"La storia dell'intarsio raggiunge il suo massimo splendore
nel 1830 grazie all'opera di Luigi Gargiulo e di Michele
Grandville, che attraverso le Esposizioni Universali diffusero
la conoscenza e l'interesse verso le loro opere", ha ricordato
in un incontro con artigiani e istituzioni l'architetto
Alessandro Fiorentino che in un suo palazzo del centro storico
di Sorrento ha realizzato il Museo Bottega della Tarsia Lignea.
Intorno al 1980 inizia però una crisi del settore "a causa della
commercializzazione da parte di produttori cinesi di oggetti
intarsiati con il laser. Oggetti che ovviamente nulla hanno a
che vedere con i saperi dei nostri artigiani, che tuttavia per
vincere la sfida oggi devono rivolgere lo sguardo a produzioni
orientate più all'interior design che al souvenir, e a
convertire le botteghe anche a luoghi di formazione".
La tarsia lignea, le cui origini si fanno risalire tra il XIV
e il XV secolo, grazie all'opera dei monaci benedettini del
monastero di Sant'Agrippino a Sorrento, consiste nel tagliare e
assemblare tutto rigorosamente a mano, piccoli tasselli di
legno, andando così a creare mosaici, motivi ornamentali e
figure. Una complessa lavorazione che dà vita a oggetti e mobili
di elevato pregio stilistico, con ricami raffinati e ricche
decorazioni.
Soddisfatto il sindaco di Sorrento, Massimo Coppola, che
guarda alla candidatura Unesco: "Turismo e cultura sono un
binomio imprescindibile e su questi binari si muove la nostra
azione. Per la prima volta siamo di fronte ad uno strumento
concreto e tangibile per valorizzare l'intarsio sorrentino. Una
tradizione che abbiamo sempre sostenuto con iniziative e
progetti mirati. Il riconoscimento certificherebbe a livello
internazionale il valore di questa storica pratica artistica in
termini di mantenimento della diversità culturale di fronte alla
globalizzazione e di ricchezza di conoscenza e competenze che
vengono trasmesse da una generazione all'altra".
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