(di Lucia Magi)
Dalle Dolomiti all'Etna,
passando per la Val D'Orcia; i centri storici di Firenze, Siena,
Roma, ma anche di Genova, Verona e Ferrara; la torre di Pisa, il
Colosseo, ma anche Crespi d'Adda, Aquileia e le cantine storiche
del Piemonte. Los Angeles rende omaggio al patrimonio artistico
italiano e ai suoi fotografi. Da oggi al 15 dicembre, l'Istituto
di cultura della città californiana ospita la mostra "Unesco
Italia. Fotografie", un percorso lungo tutto il paese attraverso
gli scatti di alcuni maestri della fotografia dal dopoguerra ad
oggi, da Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin a Olivo
Barbieri, Mimmo Jodice e Raffaela Mariniello.
"Attenzione, però. Non si tratta di una collezione di foto
turistiche. Immagini del Colosseo o della torre di Pisa si
trovano a valanghe su Google. Il nostro è un lavoro di ricerca e
di racconto della realtà. Oltre alla stupefacente bellezza dei
siti italiani, in mostra abbiamo portato la visione del
fotografo, l'occhio di chi guarda e cattura. Anche i nostri
autori sono, a tutti gli effetti, patrimonio universale". Lo
dice all'ANSA Francesca Fabiani, curatrice dell'esposizione e
responsabile dell'area di fotografia contemporanea dell'Istituto
centrale per il catalogo e la documentazione (Iccd) del
Ministero della Cultura.
"Siamo il paese più ricco di siti protetti dall'Unesco -
continua Fabiani - così dal 2006 abbiamo cominciato a chiedere
ad alcuni autori di fotografarli. Abbiamo raccolto più di 200
scatti. Selezionarne 43 è stato davvero difficile!", dice mentre
ultima i dettagli dell'esposizione.
Promossa dal Ministero della Cultura, l'esibizione gira il
mondo grazie a quello degli Esteri. Los Angeles è la seconda
tappa, dopo Washington e prima, forse, di New York. "Siamo
felici di ospitare questa mostra, che testimonia lo sterminato
patrimonio del paese e allo stesso tempo introduce al linguaggio
della fotografia più recente, in un dialogo tra eredità e
contemporaneità che ci fa accostare al passato con occhi nuovi,
grazie alla lente di questi grandi fotografi", dichiara il
direttore dell'Istituto Italiano di Cultura Emanuele Amendola.
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