I resti sommersi di un antico
ponte di età romana e una struttura, in parte crollata, con
pavimenti decorati da tessere di mosaico, sempre di età romana
ma utilizzata a lungo, anche in epoca tardo-antica e medievale:
sono le nuove sorprese regalate dal sito archeologico di
Butrinto, in Albania. Promosso dall'Università di Bologna, con
il dipartimento di Storia culture civiltà, e dal ministero degli
Affari esteri e della cooperazione internazionale, in accordo
con l'Istituto di archeologia di Tirana e con il parco nazionale
di Butrinto, il progetto di scavo e di indagine è nato nel 2015
e da allora ha lanciato una serie di missioni per riscoprire le
molte testimonianze di questa ricca città dell'antico Epiro. Le
campagne di scavo di quest'anno hanno portato alla luce una
struttura ancora ben conservata, con segni di una lunga e
stratificata frequentazione, e hanno permesso di documentare per
la prima volta con fotografie e rilievi topografici i piloni di
un ponte di età romana che collegava il promontorio su cui
sorgeva l'antico centro abitato con la piana di Vrina.
È dal 2019 che il gruppo di ricerca - guidato da Enrico
Giorgi dell'Università di Bologna e da Belisa Muka dell'Istituto
di archeologia di Tirana - è impegnato nello scavo stratigrafico
dell'acropoli. Nel corso di diverse campagne di scavo sono
venute alla luce svariate testimonianze della lunga vita del
sito, abitato quasi senza soluzione di continuità dalla fine
dell'età del Bronzo fino al XVIII secolo. Se nel 2021 le
ricerche avevano documentato la prima fase di strutturazione del
sito in età arcaica, probabilmente incentrato su un'area sacra
circondata da imponenti mura poligonali, le due campagne di
scavo di quest'anno, a giugno e a settembre, hanno fatto
emergere testimonianze di momenti successivi e altrettanto
importanti. Con la prossima fase di elaborazione dei dati
raccolti, sarà possibile dotare il Parco di un utile strumento
per pianificare le future attività di conservazione.
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