Un progetto dal forte carattere "sonoro", fatto di poche immagini ma di tante vibrazioni: una porta aperta all'ascolto, in senso letterale e metaforico. Dove incontro e ascolto, relazione e suono sono le coordinate di un'azione che oltre a non essere statica non è mai fine a se stessa: si tende l'orecchio e ci si apre all'altro. Si tende l'orecchio, e ci si ascolta, dal profondo della nostra anima. Si intitola "Due qui / To Hear" il progetto del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia che ha il suo nucleo centrale in una grande installazione sonora e ambientale di Massimo Bartolini. Un progetto "dal forte carattere esperienziale e che pare dirci: 'ci si incontra per ascoltarci'" spiega il curatore del padiglione, Luca Cerizza, che ha riportato Bartolini in Biennale dopo la sua partecipazione al Padiglione Italia dell'edizione del 2013 e sottolinea l'invito a giocare sull'assonanza tra "Two here" (Due Qui) e "To hear" (sentire/udire) che suggerisce il titolo dell'esposizione sulla natura relazionale del suono. In un percorso potenzialmente circolare, due figure introducono gli spazi del progetto: gli alberi del Giardino delle Vergini e un Bodhisattva Pensieroso, una figura tipica dell'iconografia buddista che, una volta raggiunta l'illuminazione, vi rinuncia volontariamente per indicare la via agli altri esseri umani. "Una semi-divinità che pensa, un aspetto che considero cruciale. L'ascolto è dialettica e, in questo momento, è qualcosa di fondamentale" dice Bartolini che invita alla predisposizione all'ascolto, anche perché "l'ascolto è sensibile a tutto quello che ci circonda, che sta intorno. Mentre il visivo è ciò che ti sta di fronte". L'albero che è connesso attraverso le radici o il Bodhisattva che sta seduto a pensare incarnano le due forme di relazione, anche se sembrano rappresentare momenti di immobilità. Intorno a loro e con loro si delineano le opere che aprono e chiudono il progetto, che ha il suo centro in una grande installazione sonora attraversabile dal pubblico. "La pratica dell'ascolto, che contraddistinguerà l'installazione Due qui / To Hear, stimolerà il pubblico all'introspezione che predispone al ritrovamento di sé, presupposto ineludibile per accogliere l'altro: il giusto viatico a una Biennale che rinnoverà per Venezia il ruolo di capitale mondiale dell'arte contemporanea" osserva il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano che ha ospitato al Collegio Romano la presentazione del progetto. E in cui, evidenza il direttore generale Creatività contemporanea del Mic, Angelo Piero Cappello, si esalta "l'appartenenza identitaria attraverso elementi profondamente 'nazionali', dalla tradizione musicale italiana al giardino barocco, sia pure attraverso l'utilizzo di diversi livelli interpretativi, differenti linguaggi e contaminazioni, nonché diverse interferenze metaforiche". E c'è anche un aspetto rilevante di coincidenza di temi e di tempi, sottolineata dal presidente uscente della Biennale, Roberto Cicutto - che dal 2 marzo lascerà il timone dell'esposizione a Pietrangelo Buttafuoco - e cioè la recente riproposta di Prometeo, Tragedia dell'ascolto, di Luigi Nono messa in scena lo scorso gennaio nella Chiesa di San Lorenzo a Venezia. "La capacità di ascoltare come strumento di conoscenza di se stessi, oltre che di attenzione agli altri, è il comune denominatore di questi due progetti artistici simbolicamente riuniti nella Biennale a distanza di 40 anni l'uno dall'altro". Ma Bartolini porta anche oltre questa disposizione all'ascolto, aprendo una modalità collaborativa con il pubblico e con altri artisti di diverse discipline, chiamati a collaborare, in una sorta di jam session: da uno dei musicisti più importanti della musica sperimentale degli ultimi cinquant'anni, Gavin Bryars, alla scrittrice e illustratrice per l'infanzia Nicoletta Costa fino al romanziere e poeta Tiziano Scarpa.
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