Un nutrito gruppo di dipendenti
del Met ha scritto una lettera aperta al direttore Max Hollein
chiedendo una chiara presa di posizione del museo newyorchese
sulla guerra a Gaza.
Circa 160 persone tra staff e volontari, che si sono
autobattezzati Met Workers for Palestine, hanno chiesto ai
vertici dell'istituzione un appello urgente alla tregua che
tenga in considerazione non solo le sofferenze inflitte alla
popolazione civile, ma anche i bombardamenti condotti da Israele
che minacciano l'eredità culturale della Striscia.
I dipendenti ricordano che, in aggiunta ai circa 30mila
palestinesi che hanno perso la vita a Gaza da quando Israele ha
iniziato la rappresaglia per gli attacchi di Hamas del 7
ottobre, ci sono nella regione circa 200 siti di rilevanza per
la cultura che sono andati distrutti o gravemente danneggiati:
tra questi un antico porto dell'800 dopo Cristo, una moschea in
cui erano conservati preziosi manoscritti, musei e il monastero
di Sant'Ilario a Nuseirat, considerato uno dei più della
regione.
La lettera fa seguito a quelle dello stesso tenore scritte
nelle ultime settimane dai dipendenti del Brooklyn Museum e del
MoMA. Lo staff del Met ricorda che il museo in passato si è
schierato sulla necessità di proteggere l'eredità culturale in
situazioni di conflitto armato. Lo ha fatto nel 2001, quando i
talebani presero di mira le statue di Buddha di Bamiyan, o nel
2020, quando l'ex presidente Trump minacciò' di distruggere siti
culturali iraniani. Più di recente, dopo l'invasione
dell'Ucraina da parte della Russia, il Met si è impegnato ad
addestrare una task force di Monuments Men a difesa del
patrimonio culturale del Paese invaso.
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