Nuovi frammenti archeologici di
oggetti utilizzati nella vita imperiale e legati ai rituali del
culto emergono dagli scavi nell'Area Sacra del Parco
archeologico di Ostia antica. La scoperta, dopo il recupero di
due frammenti dei Fasti Ostienses venuti alla luce l'anno
scorso, è avvenuta nel corso di un recente intervento, attuato
con fondi Cipe, e finalizzato alla risistemazione generale
dell'area per la sua prossima riapertura al pubblico con il
restauro dei templi e il ripristino delle canalizzazioni che
garantivano lo smaltimento delle acque meteoriche.
Durante lo svuotamento di un pozzo, posto davanti alla
scalinata del tempio di Ercole, profondo circa 3 metri e ancora
pieno d'acqua, è emersa una cospicua quantità di reperti
databili in gran parte tra la fine del I e il II d.C., molto ben
conservati in quanto immersi in un fango povero d'ossigeno. Si
tratta di ceramiche di varia tipologia, anche miniaturistiche;
di lucerne, di frammenti di contenitori in vetro, lacerti di
marmo, ossa animali combuste e noccioli di pesca, sicuramente
utilizzati in specifici rituali sacri all'interno dell'area
archeologica.
Il ritrovamento di ossa combuste conferma in primo luogo lo
svolgimento nel santuario di sacrifici animali (maiali e bovini,
certamente), mentre le ceramiche comuni, anch'esse recanti
tracce di fuoco, indicano che la carne veniva cotta e consumata
durante i banchetti in onore della divinità. I resti di uno o
più pasti rituali furono gettati nel pozzo, gli ultimi
verosimilmente quando se ne era ormai dismessa la funzione. Fra
i reperti più significativi rinvenuti c'è un oggetto in legno
lavorato, a forma di imbuto o di calice, non comune e
incredibilmente moderno, la cui funzione è ancora da chiarire.
Oltre al calice-imbuto, decorato con una serie di leggere
incisioni e cerchi concentrici all'interno (in prossimità del
foro che lo attraversa), sono stati recuperati altri reperti
dotati di modanature "a incastro" e costolature esterne, che
fanno pensare a innesti reciproci e che sono complessivamente
riferibili a un elemento cilindrico vagamente simile a un
tubolo.
I nuovi reperti sono stati rinvenuti nell'Area Sacra,
importante santuario ostiense sorto a partire dal III secolo
a.C. nei pressi della sorgente chiamata Aqua Salvia, lungo
l'antico tracciato della cosiddetta Via della Foce. All'interno
del complesso, dominato dalla mole del tempio di Ercole e
occupato da due altri edifici di culto minori come il tempio di
Tetrastilo (o di Esculapio) e quello dell'Ara Rotonda, i
sacerdoti predicevano l'esito delle spedizioni militari ai
generali in procinto di partire per le campagne militari. Si
trattava dunque di un culto oracolare.
L'attività di ricerca nel sito è stata coordinata dal
responsabile scientifico dell'intervento, Dario Daffara, mentre
l'esplorazione del pozzo e lo scavo dei sedimenti sono stati
condotti dall'archeologo Davide I. Pellandra e da Mario Mazzoli
e Marco Vitelli dell'Associazione A.S.S.O. (Archeologia
Subacquea Speleologia Organizzazione), ente del terzo settore
specializzato in scavi e rilevamenti in zone e luoghi
sotterranei a valenza storica e archeologica. Affidati alle cure
dell'Ufficio Restauro del Parco, i legni sono ora in corso di
studio e consentiranno di fare nuova luce sulla suppellettile in
uso nei santuari romani d'età imperiale.
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