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La Via Appia entra nel Patrimonio mondiale dell'Unesco

La Via Appia entra nel Patrimonio mondiale dell'Unesco

È il 60mo sito italiano. Prima candidatura promossa dal Mic. Il ministro Sangiuliano: 'Orgoglio e soddisfazione'

ROMA, 27 luglio 2024, 17:24

Redazione ANSA

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La Via Appia entra nel Patrimonio mondiale Unesco - RIPRODUZIONE RISERVATA

La Via Appia entra nel Patrimonio mondiale Unesco - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Regina Viarum, la definì il poeta Stazio nel I secolo dopo Cristo. Ma anche insignis, nobilis, celeberrima: nelle fonti antiche si rintraccia già la valenza politica, economica, commerciale, sociale e religiosa che la Via Appia ha avuto nella storia. Oltre mille chilometri, da Roma a Brindisi, che hanno visto scorrere un flusso ininterrotto di persone, merci, idee, civiltà, file di pellegrini diretti in Terra Santa, condottieri pronti a salpare per il Mediterraneo, i ribelli insorti con Spartaco catturati e crocifissi lungo la strada fino a Capua.
Eccellente prototipo del sistema viario romano, ma anche e soprattutto crocevia di culture, la Via Appia entra ufficialmente nella lista del Patrimonio Mondiale dell'umanità, iscritta dal Comitato Unesco riunito a Nuova Delhi nella 46/a sessione: è il 60/o sito italiano, a consolidare il nostro primato. Un risultato frutto del lavoro di squadra - sottolineano dal ministero della Cultura, che per la prima volta ha promosso direttamente la candidatura - che ha coinvolto 4 Regioni (Lazio, Campania, Basilicata e Puglia), 13 Città metropolitane e Province, 74 Comuni, 14 Parchi, 25 Università, rappresentanze delle comunità territoriali, associazioni, nonché il ministero degli Esteri e la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra della Santa Sede: l'Appia è la strada dove sorse la prima catacomba, fu percorsa da Paolo per arrivare Roma e poi da Pietro e fu una delle prime 'viae peregrinorum'. 

 

 "Soddisfazione e orgoglio" per il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano: "È un punto di partenza - sottolinea in un'intervista a Rainews24 - e non di arrivo: inizia una grande opera di valorizzazione con le amministrazioni locali affinché questo riconoscimento sia un'occasione di sviluppo socio-economico per le tante comunità che vivono su questi territori". La "consacrazione della nostra storia, tradizione e identità" da parte dell'Unesco è infatti anche "un impegno e una responsabilità: dobbiamo prenderci cura di questo valore - avverte il ministro - ed evitare che possa degenerare in forme di degrado, far sì che questa grande via diventi anche un percorso turistico per tanti visitatori che vengono in Italia".
Si lavora alle candidature "per le ville-fattorie del Chianti" e "per la cucina italiana", ricorda il ministro. E il Mic dà appuntamento al 31 luglio per un evento celebrativo.
L'iscrizione nella lista Unesco "è un grande successo per il ministero della Cultura, ma soprattutto per quei milioni di italiani che vivono nei territori della Via Appia", aggiunge il sottosegretario Gianmarco Mazzi. "Tutte le strade dell'Unesco portano in Italia. Oggi anche la Via Appia diventa suo patrimonio. In poche parole l'Italia è patrimonio dell'umanità", festeggia su X la ministra del Turismo Daniela Santanchè. Plaude al lavoro di Sangiuliano il presidente della commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone (FdI): "Quando governammo la capitale - dice - salvammo il parco dell'Appia Antica da un milione di metri cubi di cemento, simbolo della grandezza dell'impero e del popolo romano". Dal Pd i deputati della commissione rivendicano che il progetto è "nato su impulso di un grande viaggiatore italiano, Paolo Rumiz" ed è stato "accolto e realizzato sotto la guida del ministro Franceschini". Ma la battaglia per la tutela dell'Appia ha radici lontane: il giornalista Antonio Cederna fu tra i primi a denunciare gli abusi edilizi con un articolo del 1953, intitolato 'I gangster dell'Appia', puntando il dito contro palazzi e villette sorti a ridosso dei monumenti antichi. Intanto Touring e Legambiente lanciano l'Appia Day 2024, con decine di iniziative il 22 settembre.
Il tracciato della Regina Viarum, iniziato nel 312 a.C. dal censore Appio Claudio Cieco per collegare Roma a Capua, fu poi prolungato fino a Benevento, Venosa, Taranto e Brindisi, testa di ponte verso la Grecia e l'Oriente. L'Appia iniziava a Porta Capena, nei pressi del Circo Massimo, e proseguiva fino a destinazione secondo un percorso lineare e agevole, che si interrompeva solo nei pressi di Terracina, dove era necessario attraversare un canale navigabile che fiancheggiava la via: chiamato decennovium perché era lungo 19 miglia, vi si procedeva tramite chiatte trainate da animali da tiro. Testimone illustre il poeta Orazio, che in una delle sue satire descrive il viaggio verso Brindisi lamentandosi delle zanzare che infestavano le paludi pontine. Solo sotto Traiano si provvide a bonificare la zona e a lastricare anche questo tratto di strada.
Largo circa 4,10 m, una misura che rendeva facile la circolazione nei due sensi, il tracciato era affiancato da marciapiedi laterali contornati da monumenti funerari che i passanti potevano ammirare, spezzando la monotonia del viaggio.
Stazioni di posta, alberghi, osterie, piccoli impianti termali e servizi per i viaggiatori scandivano il percorso. Concepita per esigenze militari, la Via Appia divenne da subito asse di comunicazioni commerciali e culturali, modello delle successive vie pubbliche romane e, in un certo senso, origine del complesso sistema viario dell'Impero, alla base dell'attuale rete di comunicazione del bacino del Mediterraneo. 

   

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