"Sono partito con l'idea della
pace preventiva da quando è stata dichiarata guerra preventiva
all'Iraq. Il fatto che si pensasse alla guerra come approccio
l'ho trovato mostruoso e quindi c'era bisogno di cambiare
metodo". Michelangelo Pistoletto, maestro dell'arte povera
protagonista di una mostra di 60 opere nella Reggia di Caserta,
inaugura l'esposizione 'Metawork' e coglie l'occasione per
parlare dell'arte come strumento di pace, "unica attività umana
capace di spingere verso questo obiettivo".
"Arte come capacità creativa è anche sinonimo di
responsabilità verso la natura e ciò che circonda, e verso gli
altri esseri umani. La responsabilità dell'essere umano -
evidenzia l'artista di Biella - è enorme, stiamo costruendo un
universo artificiale, quindi con la tecnologia siamo arrivati
veramente alla costruzione di questo universo. Non possiamo
continuare - è il monito di Pistoletto - a essere animali che
mangiano se stessi, che si consumano per il potere facendo fuori
persone, bambini, città, storia. Basta con questo cannibalismo".
Per riacquistare l'umanità diventa dunque fondamentale l'arte,
intesa come "responsabilità del vivere comune del vivere civile,
del vivere politico, del vivere religioso, del vivere sociale".
"Penso che l'arte - spiega Pistoletto - oggi abbia il potere
di indirizzare la capacità umana nel creare mettendo insieme
tutti i vari settori della vita sociale, prendendosi una
responsabilità di interconnessione tra tutti i vari aspetti
della socialità. Quindi l'arte diventa veramente lo strumento
mentale di fondo che porta libertà, ma tutta la libertà
possibile non può esistere senza responsabilità".
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