Dati sulle antiche comunità di
frontiera, tra vantaggi e criticità ambientali, e novità sul
percorso dell'ormai sepolto canale navigabile che collegava
anticamente il Mediterraneo e il Mar Rosso, preconizzando Suez,
sono emersi da un "workshop internazionale" archeologico
organizzato la settimana scorsa al Cairo dall'Istituto di
Scienze del Patrimonio Culturale del Consiglio Nazionale delle
Ricerche (Cnr-Ispc) in collaborazione con il National Research
Centre egiziano (Nrc) nell'ambito della missione archeologica a
Tell el-Maskhuta, vicino al Canale di Suez. Lo si è appreso al
Cairo da partecipanti all'evento.
Il seminario puntava a condividere fra gli studiosi i dati
recenti degli scavi di Tell el-Maskhuta, un sito archeologico
nella parte orientale dello Wadi Tumilat (Delta orientale del
Nilo, circa 15 km a ovest di Ismailiya), in cui opera la
missione che ha il riconoscimento istituzionale del Ministero
degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale
italiano. Altro obbiettivo del workshop era quello di discutere
sull'esistenza di questa importante città sita ai confini del
regno dei faraoni e lungo rilevanti vie di comunicazione, sia
terrestri che d'acqua. Il tema è stato esteso anche ai siti
archeologici della stessa regione e di aree egiziane con
caratteristiche simili.
Alcuni interventi hanno messo in luce l'importanza dello Wadi
Tumilat come via verso il Sinai e il Levante e snodo cruciale
tra Mediterraneo e Mar Rosso, grazie al canale navigabile, del
quale la missione Cnr ha rinvenuto un'infrastruttura portuale.
La geologa Ilaria Mazzini (Cnr-Igag), ad esempio, ha esposto i
dati risultanti dal carotaggio che la missione del Consiglio
nazionale delle ricerche ha effettuato a Tell el-Maskhuta,
offrendo spunti notevoli sull'evoluzione paleoambientale
dell'area, come è stato sintetizzato a margine del workshop.
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