Soluzioni per riprendere a girare il
cinema? "Girare in studio per circoscrivere il rischio. Ma avrà
dei costi maggiori. Le sale, intese come cinema ma anche come
teatri, saranno comunque le ultime ad aprire, e se ne parla
sempre troppo poco". Così Pierfrancesco Favino introduce - nella
diretta fb di Rai Radio2- un tema caldo, che è quello delle
conseguenze del lockdown sul settore cultura. "In Italia ci sono
1280 teatri e circa 300 mila persone che ci lavorano, non solo
attori e registi, ma anche tutte le maestranze e i lavoratori
delle strutture. Il lockdown incide molto in questo ambiente che
oltre a bellezza e cultura genera anche economia. Ci piacerebbe
se ne parlasse un po' di più. Lo dico io che lavoro molto, ma mi
rendo conto che ci sono anche tantissimi giovani che si stanno
affacciando da poco a questo lavoro, ho una scuola a Firenze
bloccata, bisogna trovare il modo di agire su questo ambiente.
In queste settimane più che mai ci stiamo rendendo conto di
quanto non sia un ambiente inutile: vediamo film, ascoltiamo
musica, leggiamo libri. Questa è alla fine la cultura: quella
libertà che ci da di poterci godere 2 ore per noi stessi, che
hanno a che fare con la crescita del nostro spirito, che sono
una coccola per la nostra anima".
Sul tema del riprendere la quotidianità: "Io non vorrei che da
questa situazione scaturisse un dimenticarsi dell'importanza
della sala, di fare il gesto di uscire per la fruizione.
Le sale in questo momento avrebbero l'opportunità di potersi
rinnovare. Cosa cambierà? Credo che una delle risposte sarà
l'architettura. Già da tempo sapevamo che l'architettura dei
luoghi di condivisione era un po' antica, da rinnovare. Questa
pausa forzata potrebbe essere uno stimolo a ripensare gli spazi
per quello che può essere la fruizione di oggi del cinema, del
teatro, della musica. Gli spazi per "sentire" bene sono pochi.
Il ministero prevede già dei fondi sul rinnovo delle sale, forse
in questo momento si potrebbe fare uno sforzo in più e rendere
più accessibili quei fondi e cercare di rinnovare quegli spazi
in modo tale che quando finalmente potremmo tornare a popolarli
quella esperienza sarà diversa"
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