Laurent è un poliziotto fragile e discreto di un paesino della costa della Normandia, un uomo di poche parole e dai sentimenti altrettanto sobri verso la compagna Maria (Marie-Julie Maille), che sta per sposare a breve, e la loro piccola figlia soprannominata Poulette.
Questo il quadro e i personaggi che animano ALBATROS, un piccolo gioiello a firma di un regista pieno di sensibilità come Xavier Beauvois (Gli uomini di Dio), in corsa alla Berlinale per la Francia.
Ora Laurent (Jérémie Renier) svolge quotidianamente il suo lavoro nella piccola comunità raggiungendo alla sera la sua famiglia e a volte va a trovare l'anziana madre.
È sicuramente un uomo che ama il suo mestiere e tutti i giorni confrontarsi con il mondo che lo circonda, mostrando una grande sensibilità verso il sociale.
Così quando si trova ad affrontare Quentin (Victor Belmondo), un agricoltore furioso per le troppe imposizioni della comunità europea rispetto al suo allevamento di bovini, cerca di mettere una buona parola anche perché quel contadino è in qualche modo una persona che conosce da sempre.
Ma a un certo punto Quentin non ce la fa più ad essere vessato e minaccia di suicidarsi, allora Laurent, preso dal panico, fa la cosa sbagliata: tira fuori la pistola e spara.
Ferisce l'agricoltore che ben presto si dissangua e muore nonostante tutte le cure. Da qui, per Laurent, non solo l'inchiesta della polizia e la minaccia concreta di andare a finire dietro una scrivania, ma soprattutto una depressione invincibile che lo isola da tutti i suoi affetti.
Quando torna a farsi un giro nella sua barca a vela in solitaria, non sarà questa volta il solito giro, ma piuttosto una lunga regata nell'oceano per raggiungere la meta più lontana possibile.
Per la famiglia e gli abitanti del villaggio, Laurent è ormai disperso, ma nel finale non manca una sorpresa sulle note dello Stabat Mater di Pergolesi.
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