"Sordi la stimava tantissimo, come nessun altro collega, per via dei suoi famosi proverbiali 'tempi'" e "poi le voleva bene" dice Carlo Verdone ricordando Monica Vitti nel documentario di Fabrizio Corallo dedicato a Monica Vitti. "La gente la sentiva vicina, era entrata nel cuore di tutti", poi si corregge e aggiunge "è nel cuore di tutti". Il film, prodotto da Dazzle Communication e Indigo Film, un progetto che Rai Documentari ha sostenuto è stato trasmesso su Rai3 venerdì 5 novembre in occasione del suo compleanno, 90 anni con spezzoni che sono la storia del cinema italiano, a cominciare dai primi film con Michelangelo Antonioni per cui fu, fresca attrice di accademia studentessa di Orazio Costa e Sergio Tofano e con esperienze teatrali con Bice Valori e Paolo Panelli tra gli altri, la musa dell'incomunicabilità con L'avventura, La Notte, L'eclisse, Deserto Rosso. E poi avanti con gli spezzoni da "regina della commedia". In Vitti d'arte, Vitti d'amore, Corallo intervista Paola Cortellesi, Barbara Alberti, Micaela Ramazzotti, Enrico Vanzina, Christian De Sica, Enrico Lucherini, il critico Valerio Caprara e tanti altri. Fa tenerezza vedere Gigi Proietti ricordarla.
Dal 2002 non è più apparsa in pubblico, protetta fortissimamente dal marito Roberto Russo, nella malattia degenerativa che l'ha sottratta alla vita sociale. Il documentario allora ha il grande valore di restituircela in qualche modo attraverso bellissimi spezzoni cinematografici, sue interviste televisive, sue partecipazioni: commuove rivederla nel suo magnifico splendore di attrice dotatissima, di donna stupenda, di talento, intelligenza, ironia, capacità. Gli sguardi in tv da Maurizio Costanzo tra lei e Sordi - una coppia che a partire da Amore mio aiutami fece infiammare il box office di fine anni '60 - complici, affettuosi, che si dichiarano reciproco bene, commuovono, così come la frase scelta per l'apertura del film (presentato in anteprima alla festa di Roma 2021): "Sai cosa vorrei? Tutte le persone che mi hanno voluto bene averle qui davanti a me come un muro" che sembra un ultimo desiderio e non importa se in quelle immagini Monica Vitti era giovane, bellissima e fragile, davanti alla cinepresa. Il film si apre e si chiude in una Villa Borghese vuota, lo stesso parco cittadino che fa dire a Michele Placido: "Mi è sembrato di vederla una decina di anni fa. Girava voce che alle 5 andava a passeggio accompagnata da Roberto Russo, e io ho pensato di averla incrociata". La sua è un'assenza totale, persino fitta di mistero (come quando un anno fa Russo dovette smentire di nuovo che era in una clinica in Svizzera: "è a Roma, a casa sua, con me e una badante che aiuta"). Da tanti anni Monica vive nel silenzio ha preso a dimenticare fatti, persone, personaggi e anche l'interprete, se stessa. Ma l'affetto degli italiani è intatto.
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