La punta di un dito mozzata avvolta in un asciugamano di carta spiegazzato. Odore di alcol denaturato per tutta la casa. Vetri rotti, strisce di sangue sul tappeto e sulle pareti: questa la scena alla Grand Guignol che si presentò nel 2015 a Ben King, il gestore di una casa in Australia teatro di una delle più epiche battaglie coniugali tra Johnny Depp e Amber Heard. King, un cittadino britannico che amministra anche una casa di Depp a Londra, ha deposto in un tribunale di Fairfax in Virginia nel quarto e ultimo giorno dell'interrogatorio dell'attore che accusa l'ex moglie di avergli rovinato la carriera.
La casa - ha deposto King che era stato chiamato sul posto dopo la lite - era in condizioni disastrose, con danni stimati sull'ordine dei 50 mila dollari: mobili danneggiati, una scala di marmo sbrecciata, "nulla era intatto". La Heard "singhiozzava istericamente". Secondo la versione di lui, lei gli aveva tirato addosso una bottiglia di vodka provocandogli la perdita della punta di un dito. Amber sostiene invece che Johnny si sarebbe ferito da solo, sbattendo un telefono contro una parete.
Come che siano andate le cose, mentre il medico personale di Depp, David Kipper, "rovistava nella spazzatura" in cucina, King avrebbe trovato il pezzetto di carne mozzato "annidato" in un asciugamano di carta intriso di sangue nei pressi di un mobile bar e lo avrebbe messo in una busta di plastica per portarlo in ospedale. Il frammento è stato poi riattaccato chirurgicamente.
Depp, che chiede all'ex moglie 50 mila dollari, afferma che Amber gli ha distrutto la carriera scrivendo un articolo di opinione sul "Washington Post" in cui, senza nominarlo esplicitamente, afferma di esser stata vittima di violenza domestica.
Testimoniando ieri, l'attore ha detto di aver appreso da una intervista di un executive della Disney uscita due giorni dopo l'articolo di Amber, che non sarebbe tornato a recitare in un potenziale sesto film della franchise "Pirati dei Caraibi".
L'attore ha aggiunto che avrebbe voluto girare il film per dare ai personaggi, "L'addio che si meritavano".
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