'Eugenio Scalfari è stato molto raccontato, e lo ha fatto anche lui, scrivendo ad esempio la sua autobiografia. Noi volevamo dare un'immagine diversa, un punto di vista inedito, un'immagine di come noi avevamo vissuto questo padre, anche in quello che ha rappresentato per il Paese'. Così Donata Scalfari, giornalista e figlia minore del fondatore di Repubblica, spiegava l'idea di partenza che ha guidato lei la sorella maggiore Enrica, fotografa, nel tracciare da autrici con Anna Migotto, A Sentimental Journey, il documentario biografico con la regia di Michele Mally.
Il film non fiction, realizzato da 3D Produzioni con Rai Documentari, unisce storia pubblica (dall'infanzia e adolescenza in pieno fascismo, agli scontri con Berlusconi, dalla creazione di La Repubblica all'amicizia con Papa Francesco) e vita quotidiana, professione, impegno e legami, luoghi amati, aneddoti, ricordi, foto e video di famiglia, apparizioni televisive, testimonianze e riflessioni. Un ritratto al quale contribuiscono, fra gli altri, Roberto Benigni, Natalia Aspesi, Walter Veltroni, Bernardo Valli, Lucia Annunziata, Paolo Sorrentino, Ezio Mauro, Monsignor Vincenzo Paglia, Massimo Recalcati.
Si offrono così sguardi originali sugli allora 97 anni del maestro del giornalismo, lasciando al centro la conversazione senza riserve (a tratti anche confronto affettuoso), tra un padre e le due figlie. 'Sei giornalista editore, politico, scrittore, filosofo e poeta, in più amico del Papa - spiegano Enrica e Donata Scalfari nel racconto - Abbastanza per fare di te un monumento, abbastanza anche per demolirlo'.
'All'inizio papà non capiva bene cosa volessimo fare - aggiunge Donata Scalfari - Dopo invece si è fatto guidare. Si è molto divertito e incuriosito anche perchè per due settimane siamo stati sempre insieme. Per un padre ormai vecchio avere due figlie che gli raccontano la vita fatta insieme è una cosa eccellente', commenta Scalfari nel film. Emerge un ritratto sorprendente e coinvolgente, nel quale traspaiono anche l'emotività e lo humour dell'autore di La passione dell'etica.
'Questo crudele mestiere e il senso che se ne trae - ricorda il giornalista parlando del proprio lavoro - hanno poco a che spartire con solidarietà e compassione, richiedono un carattere addestrato al combattimento, una vocazione a vincere più che a soccorrere'.
Per la figlia, 'papà è sempre stato uno molto passionale ed emotivo, un aspetto che con l'età tende ad emergere di più. Con il documentario volevamo dire che al di là del suo ruolo anche politico e sociale, papà è anche una persona molto ironica e leggera. Nella nostra famiglia ci sono sempre stati allegria, spensieratezza e autoironia. È ciò che ci ha sempre portato avanti, sdrammatizzare tutto'.
Secondo l'amico Roberto Benigni, 'Eugenio è uno degli uomini più divertenti che ho conosciuto. Andare da lui è come andare a cena da Immanuel Kant, spazia in tutti gli argomenti, dall'illuminismo al basilico'. È un uomo che 'sa ascoltare, molto umile, sempre a disposizione degli altri. E con una grande fragilità'.
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