"Un mentore, una guida, devo tutto a lui": Valeria Golino all'ANSA ricorda con affetto Citto Maselli, il regista scomparso oggi che nel 1986 la portò alla Mostra del cinema di Venezia con Storia d'amore, Leone d'argento e per lei giovanissima la Coppa Volpi. Golino è sul set della sua prima serie, L'arte della gioia, per Sky che dirige da settimane e le vengono in mente coincidenze incredibili.
"Questa serie - dice in una pausa dal set - L'arte della gioia è tratta da un'opera di Goliarda Sapienza che per 18 anni è stata la compagna di Citto. E' protagonista - con Jasmine Trinca e Guido Caprino, ndr - una giovane attrice, Tecla Insolia che sembra me all'epoca di Storia d'amore e a lei cerco di inculcare tutto quello che so, con generosità proprio come lui ha fatto con me sapendo di avere davanti in Tecla un talento portentoso. E io oggi ho l'età che lui aveva quando diresse me ragazzina, che aveva fatto solo un film prima, Piccoli Fuochi con Peter Del Monte anche lui scomparso. Il fatto - prosegue Golino - che lui pensasse che io avessi talento mi dava forza e orgoglio, la sua percezione mi rendeva più forte. Sto parlando troppo ma io a Maseli devo davvero tanto, con gratitudine ed è sempre stato nella mia testa un punto di riferimento e ancora oggi mi trovo a chiedermi: piacerebbe a Citto questo?". Per Storia d'amore, Golino alle prime armi (19 anni appena), fu scelta da Maselli, "che poi mi fece da mentore, mi fece crescere non solo professionalmente ma in tutto, mi ha indicato la strada, fatto capire che questo lavoro è fatto di scelte e non solo d'istinto, che le cose non sono mai facili e che quelle che in un film non si vedono sono in realtà le cose che rendono il tessuto denso e pregno di significato. Mi ricordo che mi insegnò a camminare come il personaggio, mi fece visitare i luoghi in cui mesi dopo avrebbe girato, ho avuto la fortuna nella prima giovinezza di incontrare un uomo di cultura, talento che è stato uno straordinario regista di attori, cosa non proprio frequente".
E poi Valeria Golino aggiunge: "Aveva una personalità fortissima, era anche prepotente e con un caratteraccio, sono sicura che ora vorrebbe che lo dicessi, era insolente e neppure tanto democratico come forse deve essere un regista e io che ora ho la sua età e una maturata esperienza lo capisco benissimo soprattutto pensando a me come ero, acerba, ribelle, curiosa".
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