Per capire come sta Nanni bisogna vedere i suoi film. Parola di Silvio Orlando che Nanni Moretti ha chiamato a 17 anni dal Caimano per essere per la quinta volta uno dei suoi protagonisti insieme a Margherita Buy, cinque volte anche lei, e a Barbora Bobulova, del Sol dell'Avvenire, prodotto da Sacher, Fandango e Rai Cinema in sala in 500 copie dal 20 aprile con 01 e poi in concorso al festival di Cannes a maggio con Marco Bellocchio e Alice Rohrwacher.
Dunque come sta? "I miei film sono tutti personali" dice il regista che ha scritto con Vania Santella, Federica Pontremoli e Francesca Marciano una storia complicata, che è tante storie insieme, con toni diversi, un film con dentro altri film. Il nocciolo centrale, "intorno a cui, ai lati e sotto c'è una storia personale", è la vicenda del regista Giovanni (Nanni Moretti) che dirige un film malinconico e in costume che rilegge la storia del Pci del 1956 all'epoca dell'invasione sovietica in Ungheria, dalla visuale di un giornalista dell'Unità e segretario della sezione Pci Antonio Gramsci al Quarticciolo (interpretato da Silvio Orlando), trascinato allo strappo storico con l'Urss dalla battagliera moglie Vera (Barbora Bobulova). Accanto a questo centro c'è la storia dello stesso regista Giovanni che sogna un film tutto di canzoni e intano ne prepara un altro su un nuotatore che attraversa tutte le piscine di Roma. E però è anche la storia privata di quello stesso regista 'faticoso', puntiglioso, moralista - insomma il Moretti che tutti conosciamo - che la moglie produttrice (Margherita Buy) dopo 40 anni di matrimonio non sopporta più e di una figlia (Valentina Romani, la Naditza di Mare Fuori), musicista che si fidanza con un ambasciatore polacco 80enne (Jerzy Stuhr).
Tutto questo intreccio alterna tristezza, nostalgia, anche politica ('quel Pci era una comunità con 2 milioni di iscritti'), divertimento, musical con coreografie, ironia e autoironia - sequenze esilaranti del regista Giovanni contro la sua protagonista Bobulova che osa indossare i sabot che lui odia o contro Netflix messo alla berlina. E poi c'è una senilità che sfiora il patetico - Giovanni depresso e abbandonato che implora la Buy di tornare - ma su tutto quello che dà il polso di 'come sta Nanni' è il suo celebre moralismo che alla fine del film crolla diventando un'inedita indulgenza. Un addolcirsi commovente che lo ha portato a riaprire il set mesi dopo, con buona pace del budget.
"La scena finale del film è la parata ai Fori Imperiali, con tutti i protagonisti del film del '56 che inneggiano alla libertà in Ungheria, con accanto i circensi ungheresi che hanno aiutato, con tanto di elefanti cavalcati da Orlando e Bobulova.
Era il 21 giugno, poi ho cominciato a montare il film e ho pensato di richiamare gli altri attori delle altre storie e poi ho pensato, perchè non far sfilare anche gli attori che sono stati nei miei altri film in questi anni?", una licenza che a luglio sui Fori ha riportato tra gli altri Jasmine Trinca e Lina Sastri, volti mai apparsi prima nel Sol dell'Avvenire. L'ultima inquadratura è su Moretti, con lo sguardo sornione che fa ciao.
"Chiudo così questa prima fase della mia carriera, se ne apre una seconda di altri 50 anni poi forse anche una terza", dice.
La presentazione, come sempre con lui, è anche un po' happening.
Lui tiene la mano alla Buy e invita a festeggiarla "ieri ha finito il suo primo film da regista", lei tenera chiede il loro futuro di coppia al cinema "siamo stati fidanzati, fratelli, genitori, ora separati", dice Margherita, "si ma è finita bene" replica lui. Silvio Orlando, "l'unico che sul set aveva il permesso di improvvisare" dice Moretti, dopo aver visto il film per la prima volta, è "rimasto sopraffatto dall'emozione. Lui cerca sempre di mettermi in difficoltà cambiando le pagine di sceneggiatura - scherza - quando mi chiama per un film sono felice, ma quando non mi chiama sono più sereno. Ma questa volta è stata una passeggiata". La slovacca Barbora Bobulova si commuove: "sono entrata nella famiglia di Moretti da estranea, mi sono sentita accolta, ogni giorno sul set era un dono, a questo personaggio ho dato tutto, l'ho sentita vicina per la mia storia personale vissuta nel socialismo, è stato un viaggio bellissimo". Tra i cambiamenti qualche taglio, ammette Moretti, per lo stridere tra le immagini di repertorio dell'invasione russa del '56 e quella in Ucraina del 2022 mentre la lavorazione del film era in corso.
Le cose cambiano e si vede, anche se per lui più lentamente.
"Ho sempre reagito andando contro quella che era l'onda, ora ci sono le sale in difficoltà e io ho continuato a fare film per gli spettatori dei cinema. Cerco sempre di non preoccuparmi troppo di quello che sta succedendo intorno". Ma il cinema italiano come sta? "Sta lì è vivo, tanti registi, tanti film, quello che manca è la cura intorno", conclude.
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