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Santos Arias, il mondo con gli occhi di un ippopotamo

Santos Arias, il mondo con gli occhi di un ippopotamo

Colombiano in gara con Pepe su animale simbolo neri deportati

BERLINO, 20 febbraio 2024, 14:26

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Jerzy Skolimowski con EO ci aveva già abituato a veder il mondo attraverso gli occhi di un asino, ora con Pepe, film in concorso al festival di Berlino, lo vediamo attraverso quelli di un gigantesco ippopotamo. Per essere più esatti sentiamo la sua rimbombante voce narrante provenire dall'oltretomba perché Pepe è morto ed è il primo e unico ippopotamo mai ucciso nelle Americhe.
    Questa la premessa per capire questo film sperimentale, pieno di effetti rumori e distorsioni, firmato da Nelson Carlos De Los Santos Arias regista dominicano che ha studiato cinema a Buenos Aires ed Edimburgo e ha un MFA presso il California Institute of the Arts.
    In Pepe il regista segue così la vicenda di questo ippopotamo trasferito dall'Africa per vivere nella tenuta del signore della droga Pablo Escobar.
    In questo viaggio Pepe incontra alcuni individui della realtà locale colombiana in attesa di quella morte che conosce bene essendo un narratore postumo.
    Tra le storie narrate da Pepe quella dell'uomo che l'ha incontrato per primo sul fiume sulla sua canoa nell'acqua e venne scambiato per lo squalo di Spielberg. Ci sono poi alcune sequenze di un concorso di bellezza locale e di varia umanità che sembra non sapere neppure bene chi sia e dove vada.
    "Ora la situazione degli ippopotami in Colombia non era certo quello a cui volevo fare riferimento, anche se è vero che nel mio paese tutto diventa politicizzato. Ogni paese ha questioni che non vengono mai risolte e gli ippopotami sono qualcosa del genere in Colombia anche perché è diventato un problema legato ai narcos e dunque parte di una campagna politica. Quello che mi interessava invece - dice il regista a Berlino - era tutto il simbolismo che emana da questa storia. Su tutte la storia della migrazione forzata dall'Africa alle Americhe, perché è stata questa la prima migrazione al di fuori dell'Africa".
    E ancora aggiunge De Los Santos Arias: "Ho pensato agli schiavi neri, i cimarroni, che sono fuggiti dai loro padroni proprio come ha fatto Pepe. Certo è un film che si svolge in Colombia. E così in Colombia e voglio portare il film lì e vedere che ne pensa la gente".
   

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