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Ermanno Taviani, il desiderio più grande di papà tornare sul set

Ermanno Taviani, il desiderio più grande di papà tornare sul set

Ricordi e emozione alla cerimonia laica per Paolo Taviani

ROMA, 04 marzo 2024, 14:08

Redazione ANSA

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Negli ultimi mesi e settimane "anche quando è stato malissimo papà ha sempre cercato rabbiosamente e furiosamente di lavorare al suo nuovo film Il canto delle meduse e il suo desiderio più grande fino all'ultimo momento è stato quello di dire due parole, motore e azione". Lo dice il figlio di Paolo Taviani, Ermanno, chiudendo il suo ricordo per il padre alla cerimonia laica nella sala della Protomoteca in Campidoglio che ha riunito con la famiglia del cineasta, morto il 29 febbraio a 92 anni, amici, ammiratori, colleghi. Un'ondata di emozione e affetto, introdotta dalle note dell'ultimo film del regista, Leonora Addio, e accompagnata dalle immagini su un grande schermo di Paolo e Vittorio sui loro set.
    Ad accogliere il feretro, su cui nella sala era adagiato un cuscino di rosse rosse, la vedova del regista, Lina Nerli Taviani, insieme ai figli Valentina e Ermanno e ai nipoti, con il sindaco Roberto Gualtieri, l'assessore Miguel Gotor, il sindaco di San Miniato (comune di nascita dei due cineasti) Simone Giglioli. Fra i tanti amici e collaboratori arrivati per l'ultimo saluto, Paolo Virzì, Laura Morante, Pupi Avati, Lello Arena, Nanni Moretti che si è seduto commosso in fondo alla sala, Jasmine Trinca, Walter Veltroni, Angelo Barbagallo, Roberto Andò, Mario Martone, Beppe Fiorello, Antonio Manetti.
    Tra gli interventi, quelli del sindaco di Roma Capitale Gualtieri, del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, Marco Bellocchio, la produttrice Donatella Palermo, Claudio Bigagli, i nipoti Sebastiano e Emilia. Per Paolo e Vittorio Taviani "abbiamo un grande sentimento di affetto e gratitudine - dice il sindaco di Roma Roberto Gualtieri -. Ci siamo formati con i loro film, con personaggi capaci di toccarci nel profondo e farci riflettere". "Il cinema dei fratelli Taviani è stato per me fondativo e seminativo di un certo modo di guardare il racconto cinematografico immergendosi nelle radici popolari e trasformandolo in epica e poesia - ha detto all'ANSA Paolo Virzì -. Paolo era una persona dolcissima e generosa, un grande amico che mi accolse quando ero giovanissimo, al quale chiesi tanti consigli e che mi diede spesso coraggio".
   

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