"Avevo in mente questa storia da
diversi anni. Volevo raccontare l'unione tra un fratello e una
sorella dal punto di vista della sorella maggiore e all'interno
di una famiglia disturbata e pericolosa, nella quale i genitori
sono carnefici e i figli sono vittime". Lo ha detto Micaela
Ramazzotti al termine della proiezione di 'Felicità', la sua
opera prima da regista proiettata in apertura della 15esima
edizione del Bif&st, la rassegna internazionale dedicata al
cinema in corso a Bari.
Sul palco del teatro Petruzzelli con lei c'erano Sergio
Rubini, che stasera riceverà il premio Alberto Sordi come
migliore attore non protagonista, e Luca Bigazzi che sarà
premiato come migliore autore della fotografia con il premio
intitolato a Giuseppe Rotunno, entrambi per il film 'Felicità'.
"Mentre scrivevo il film - ha continuato Ramazzotti che nel
film veste anche i panni di Desiré - avevo già pensato al volto
Sergio Rubini per Bruno. E così è stato per tutti gli altri
personaggi principali, da Max Tortora ad Anna Galiena e Matteo
Olivetti". "Da regista è andato tutto bene, da attrice devo dire
che ho avuto qualche momento di difficoltà, soprattutto quando
abbiamo girato la scena nella quale eravamo tutti insieme e
tutti dovevano esprimere emozioni diverse", ha confessato
Ramazzotti. Infine uno sguardo al futuro: "Ho un progetto a
maggio, un altro a settembre e un terzo a fine anno, tutti da
attrice e non ne posso parlare. Non penso per adesso a un nuovo
film da regista, al momento ho solo tanta voglia di partire con
nuovi personaggi da interpretare", ha concluso Ramazzotti.
"Il passaggio dalla recitazione alla regia viene percepito
ancora come una sgrammaticatura, quando invece è una cosa
normale. Più inusuale è invece il passaggio da regista ad attore
- ha dichiarato Rubini -. Mi hanno raccontato che quando a un
regista è stato proposto di interpretare un film, la prima cosa
che ha fatto è stata iscriversi in palestra, come se recitare
sia una questione estetica mentre è una questione di
profondità".
"Ho capito che avevo tre diversi mondi da illuminare, la
periferia dell'universo, il mondo dell'università e il mondo del
cinema, ciascuno dei quali aveva bisogno della luce giusta. Ho
lavorato, come sempre, in velocità, senza indugiare in inutili
formalismi che fanno solo perdere tempo", ha spiegato Bigazzi.
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