(di Chiara Venuto)
La disperazione di un conflitto a cui tantissimi sono stati costretti a partecipare, prelevati dalle campagne di tutta Italia per sostituire le zappe con i fucili.
Il dramma del non voler più tornare al fronte, dopo averne scoperto l'orrore. La ricerca di una via di fuga, a costo di rischiare di essere fucilati. E, poi, l'ulteriore beffa: l'epidemia di influenza spagnola. Questa è la Grande Guerra che ha scelto di raccontare Gianni Amelio in 'Campo di battaglia', il suo ultimo film presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e arrivato in sala il 5 settembre con 01 Distribution.
"Il cinema italiano torna a parlare quell'orrore, quella tragedia", racconta all'ANSA lo youtuber e professore di Storia e Filosofia Matteo Saudino, che da tempo si occupa di divulgazione attraverso il suo canale BarbaSophia. "Lo fa in un mondo che ha riscoperto la guerra in Europa, in Ucraina, che rivive quella in Medio Oriente - riflette - si torna a parlare di guerra e si torna a parlare di disobbedire ad essa".
E in effetti è proprio su questo tema, sulle sue contraddizioni, che si sviluppa la trama del film, interpretato da Alessandro Borghi, Gabriel Montesi e Federica Rossellini. Due medici, due amici, due idee opposte del giuramento d'Ippocrate e lo stesso campo di battaglia: la linea del fronte nella prima guerra mondiale. Tra i due un'infermiera cui i pregiudizi del tempo impediscono di fare il medico e l'ombra minacciosa dell'epidemia di Spagnola.
Attraverso il racconto delle automutilazioni dei soldati, emerge "un fenomeno particolarmente atroce, terribile" che ben rappresenta la condizione di chi è chiamato a combattere senza volerlo e farebbe di tutto per "fuggire all'orrore della trincea", ricorda il prof-youtuber.
Il forte desiderio di scappare dal conflitto era emerso "già nei primi mesi della prima guerra mondiale - spiega Saudino - quando soldati tedeschi, inglesi e francesi smisero di combattersi e decisero di fare una tregua di Natale. Poi ci furono altre tregue, partite a carte e di calcio al fronte, fino ad arrivare alle diserzioni di massa del 1917, l'anno di svolta della Grande Guerra".
Da qui, poi, un altro grande dramma. "Quello delle decimazioni - afferma il docente - i comandi militari e governi decidono di processare in modo sommario i soldati", come avvertimento per chi voleva andarsene. Un modo per punire la codardia - prosegue - ma non è codardia, in realtà, anzi è coraggio: coraggio di dire di no a una macchina mortale e disumana, quella della guerra". La forza di disertare "è una forza anche morale, etica", dice con forza Saudino. Nonostante la punizione del potere, che non può mai permettersi che atti del genere dilaghino, perché, conclude, "quella disobbedienza, se diventa contagiosa, rovescia la macchina della guerra contro chi quella guerra l'ha voluta".
Campo di Battaglia è una produzione Kavac Film, IBC Movie, One Art con Rai Cinema con la collaborazione di Regione Friuli-Venezia Giulia, Friuli-Venezia Giulia Film Commission e in collaborazione con Trentino Film Commission.
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