L'idea era semplice quanto geniale:
prendere un classico horror pieno di tradizione e storia e
dissacrarlo riempiendolo d'ironia e sarcasmo. Questa
l'operazione fatta con 'Frankstein Junior' di Mel Brooks (da
un'idea di Gene Wilder), capolavoro del 1974 che il 29 e 30
ottobre torna al cinema con Nexo Studios per la prima volta in
4K.
Da dove si partiva? Da un classico, il romanzo Frankenstein o il
moderno Prometeo della scrittrice e filosofa Mary Shelley,
considerato il primo romanzo gotico in assoluto, e dai molti
film ispirati a lui partendo da Frankenstein di James Whale del
1931.
Bianco e nero d'ordinanza, il film si apre nella New York anni
Trenta. Qui il professore universitario Frederick Frankenstein,
nipote del famoso dottor Victor von Frankenstein, riceve la
notizia che il defunto barone gli ha lasciato un castello in
Transilvania.
Il professore decide così di andare in Romania dove incontra
l'aiutante gobbo Igor (Marty Feldman), nipote del vecchio
assistente del nonno, la procace assistente Inga (Teri Garr) e
l'inquietante Frau Blücher (Cloris Leachman), nominando la quale
è tutto un nitrire di cavalli spaventati.
Sarà lei a far trovare a Frederick gli appunti del nonno, a cui
il professore scettico, ma non troppo, non resta insensibile e
che gli fa dire poi la famosa frase cult: "Si può fare!", nel
senso che l'impresa del Barone, quella di dar vita a un
cadavere, è ancora possibile.
Da qui tutta una serie di esilaranti incidenti di percorso. Per
prima cosa viene prelevato il cadavere di un gigantesco
criminale che dovrebbe essere compensato poi da un cervello
raffinato, quello del grande scienziato Hans Delbruck, ma tutto
va storto e al posto di questo prestigioso cervello viene
collocato quello di un demente, esattamente di un 'abnormal'.
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