"Di solito quando mi chiamano per
un premio io non vado, e non parlo dei festival del cinema, per
quelli corro, parlo di quelli in giro per l'Italia, ma per
questo, invece, ho fatto molto volentieri un'eccezione, sia per
la città di Ancona a cui sono ancora molto legato sia perché è
intitolato ad Angelo Guglielmi che tanto ha fatto per la
televisione, la letteratura, il cinema e la cultura, quindi,
grazie". Così Nanni Moretti tornato ieri ad Ancona dopo 25 anni,
23 dall'uscita de "La stanza del figlio", con cui vinse la Palma
d'oro a Cannes per ricevere il "Premio Angelo Guglielmi"
istituito per ricordare l'intellettuale, saggista, giornalista
ed ex direttore di Rai3, scomparso due anni fa, amico del
festival. L'occasione è il Corto dorico Film Fest, ad Ancona
fino l'8 dicembre. Ad anticipare l'assegnazione del Premio,
ricevuto dalle mani della figlia di Guglielmi, Anna Lisa, una
conversazione con il regista Renato De Maria in cui hanno
parlato del film "Ecce bombo", che ha recentemente vinto il
Leone per la sezione Venezia Classici alla recente edizione del
Festival del cinema di Venezia, proiettato subito dopo. "Non mi
aspettavo il successo che poi ci fu. Ho fatto un film
continuando a raccontare il mio mondo che era una fetta di
realtà molto piccola". E spiega: "Erano dei giovani romani, di
una zona particolare di Roma, piccolo-medio borghesi, di estrema
sinistra, delusi dalla politica e che quindi avevano abbandonato
la militanza politica e facevano una cosa che nessuno faceva..
un piccolo gruppo di autocoscienza maschile.. 3 o 4 anni prima
dell'uscita del film, nel 1974 l'unica volta che mi sono trovato
all'avanguardia in vita mia, io insieme ad altri 4 uomini,
ragazzi, facemmo un piccolo gruppo di autocoscienza maschile e
la parodia di quella esperienza poi io l'ho raccontata in questo
film". "Non immaginavo in "Ecce Bombo" cosa rappresentava e cosa
avrebbe rappresentato" ha ammesso Moretti. "Nel circuito dei
cineclub, "Io sono autarchico" era esploso e fu un grande
successo. E fu allora che riuscii a fare il mio primo vero film
all'interno dell'industria cinematografica. Si fecero vivi molti
produttori. Io rimasi indeciso per moltissimo tempo tra Franco
Cristaldi che era un notissimo produttore che aveva prodotto
tantissimi capolavori e Mario Gallo con cui però mi sentivo a
casa e scelsi lui". "Pensavo di aver fatto un film doloroso con
delle cose divertenti, infatti, mi ricordo, in una saletta
privata del quartiere Prati, quando ancora il film doveva
uscire, vedemmo il film solo il produttore, il montatore ed io..
quando si vede un film in una proiezione privata è un altro film
rispetto allo stesso che si vede poi in mezzo al pubblico"…"è
un'altra cosa"... E scherzando ribadisce: "Passeggiando per via
Fabio Massimo e Cola di Rienzo, il produttore dopo un lungo
silenzio mi disse: "No ma io sono affezionato a questo film come
a quei figli problematici che ti danno più pensieri"… "e, poi
vedrete, verso la fine diventa piuttosto doloroso e quindi io
non mi aspettavo assolutamente il successo che poi c'è stato".
E rispondendo alla domanda del regista De Maria, se ci fosse
stato un momento in cui si rese conto del successo del film,
Moretti ha risposto: "Sì, mi ricordo le telefonate dei miei
amici che mi chiamavo entusiasti dicendo che il film gli era
piaciuto.. poi mi telefonarono la settimana successiva dicendo
che era piaciuto anche ai loro genitori e quindi ci avevano
ripensato e che non erano tanto sicuri che gli piacesse". E poi,
ha parlato della scelta degli attori nella divisione netta tra
attori di cinema e di teatro in quegli anni ("scelsi quelli di
teatro"), della presenza del padre nei suoi film e ha fatto un
accenno al femminismo in quei tempi.
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