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Cinque film di Akira Kurosawa al cinema dal 13 gennaio

Cinque film di Akira Kurosawa al cinema dal 13 gennaio

Nella versione restaurata della Cineteca di Bologna

BOLOGNA, 08 gennaio 2025, 16:37

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Cinque capolavori di Akira Kurosawa realizzati dal maestro giapponese con la casa di produzione Toho tra il 1949 (Cane randagio) e il 1962 (Sanjuro, sequel di quella Sfida del samurai che ispirò Per un pugno di dollari di Sergio Leone), passando per Vivere (1952) e I sette samurai (1954) distribuito per la prima volta in Italia nella versione integrale di 207 minuti, arrivano nelle sale cinematografiche italiane dal 13 gennaio nella versione restaurata dalla Cineteca di Bologna.
    Discendente di una famiglia di samurai conoscitore della cultura occidentale, Kurosawa firma la sua prima regia nel 1942.
    "Il primo film che presentiamo - racconta il direttore della Cineteca di Bologna, Gian Luca Farinelli - è Cane randagio, un poliziesco serratissimo, con una storia simile a Ladri di biciclette, dove però il derubato è un giovane poliziotto a cui viene sottratta la pistola d'ordinanza. È anche l'inizio di uno dei più leggendari sodalizi della storia del cinema, quello con Toshiro Mifune.
    Il secondo, Vivere, è considerato da alcuni critici il suo capolavoro; mai distribuito in Italia, è un percorso di scoperta di sé, il racconto di un'avventura interiore scatenato dall'approssimarsi della morte. I sette samurai, il film giapponese più noto in Occidente, fu conosciuto all'estero, fino agli anni Ottanta, in una versione mutila di un'ora, dove i samurai erano solo quattro. Mai distribuito in Italia in versione integrale, è un'ode umanista alla resistenza morale contro la sfiducia e la disperazione. Adorato dai contemporanei (Fellini avrebbe modellato il trucco, i vestiti e la camminata di Gelsomina nella Strada pensando ai samurai) ha influenzato profondamente i grandi riformatori del cinema hollywoodiano, da Peckinpah, a Coppola e Lucas. Infine La sfida del samurai e il suo sequel Sanjuro, due parodie della violenza, opere senza le quali non ci sarebbe stato Sergio Leone e probabilmente nemmeno Quentin Tarantino", conclude Farinelli.
   

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