Un libro sul potere. O meglio sul
nuovo conflitto di potere che si è innestato nella società degli
algoritmi con l'insorgere della pandemia. "Il Contagio dell'
algoritmo, Le idi di marzo della pandemia", Donzelli editore, è
il nuovo libro di Michele Mezza, giornalista Rai oggi docente
alla Federico II di Napoli e osservatore da anni delle dinamiche
tecnologiche nelle relazioni sociali. Il testo, racconta Mezza,
indaga sugli effetti che il virus ha prodotto nei poteri
istituzionali e scientifici "con la preponderante influenza
esercitata dai sistemi di calcolo". Non è un caso, scrive, "che
la storia di questa epidemia sia stata raccontata, più che da
medici e scienziati microbiologi, da matematici e fisici che
ogni giorno scandiscono la cronaca della malattia con i loro
indicatori numerici". Il richiamo alla metafora delle Idi di
marzo, al di là della coincidenza temporale con il mese in cui
l'epidemia si è fatta sentire con particolare ferocia, permette
di segnalare come "paradossalmente, all'ombra dell'emergenza
sanitaria, stanno crescendo i protagonisti di una nuova stagione
di organizzazione e valori sociali, in cui i centri privati
tecnologici si stanno sostituendo allo spazio pubblico dei
diritti". Con il supporto di un saggio di Andrea Crisanti, il
primario di microbiologia dell'ospedale di Padova che ha salvato
il Veneto nella prima fase acuta del contagio, Mezza spiega come
siano "relative e largamente indefinite le informazioni che ci
vengono dai calcoli dell'RT, l'indice di contagiosità che
misuriamo quotidianamente per capire come va l'epidemia". "Quel
dato - scrive Crisanti - va contestualizzato e adattato a
variabili territoriali e socio epidemiologiche delle popolazioni
interessate". Invece l'astrazione di quel numero in questi mesi,
sostiene ancora Mezza, "legittima ogni decisione delle
istituzioni, sia nazionali che locali". Ma il punto "cruciale"
del libro riguarda la critica che il giornalista rivolge "ai
poteri pubblici" che "non hanno preteso di condividere con i
grandi service provider globali, come Google e Facebook, i dati
sensibili dei social per localizzare il formarsi del contagio".
"Il virus - scrive Mezza - non può essere recintato o mitigato
se non viene anticipato nelle sue forme di riproduzione e l'
unico modo è usare la rete, che ha la stessa potenza e dinamica
dei virus, per calcolarne l'incubazione e constatarne il
moltiplicarsi". Nel libro vengono analizzati gli effetti di
questo potere dei "padroni degli algoritmi" nei settori vitali
della società: politica, economia, scuola, lavoro, sanità. E si
cerca di individuare le "nuove gerarchie di dominio" che, a
giudizio dell'autore, stanno trasformando la nostra democrazia
in un "regime immunitario, dove solo la potenza di calcolo è in
grado di pianificare il divenire delle misure terapeutiche e
dunque delle relazioni sociali". In appendice, la testimonianza
di Roberta Pelachin che ricostruisce l'ultima lezione del
marito, Giulio Giorello, il filosofo della scienza ucciso dal
Covid a giugno. Un'esperienza che, precisa Mezza, offre "materia
per una riflessione sul dilemma fra libertà e garanzie che pone
il prolungarsi di un regime di tutela sanitaria".
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