Proprio nei giorni in cui l'Irlanda
riabilita la donna che tentò di uccidere il duce e la città di
Dublino le dedica una targa per ricordare un'antifascista, esce
in italiano 'La donna che sparò a Mussolini' della storica e
giornalista Frances Stonor Saunders. Tradotto da Marzio Petrolo
per i tipi della Leg (336 pg, 22 euro), in brossura, il libro
cerca di ricostruire la vita di Violet Gibson e di "rendere
giustizia a una donna gentile, caduta nell'oblio, restituendo
dignità e valore al suo scopo".
Il 7 aprile 1926, sui gradini del Campidoglio a Roma, Violet,
figlia di Edward Gibson, Lord cancelliere d'Irlanda, impugna il
suo vecchio revolver e spara a Benito Mussolini che sta uscendo
dal palazzo dopo aver inaugurato un congresso di chirurgia. Il
proiettile manca di poco la testa del dittatore e lo ferisce di
striscio al naso. Se il colpo fosse andato a segno, il corso
della storia probabilmente sarebbe cambiato per mano di una
donna. Perché - questo uno degli interrogativi del testo - la
figlia di un lord anglo-irlandese, che frequentava la famiglia
reale, maturò una decisione così drastica? Le testimonianze
dell'epoca riferiscono di una donna infelice e mentalmente
disturbata nonostante una vita all'apparenza scintillante. Amava
l'Italia e quando il fascismo catapultò il Paese in un "buco
nero", sentì che doveva agire. Fu assolta dal Tribunale speciale
per infermità mentale ed espulsa dall'Italia. Pagò il suo gesto
per il resto della vita confinata in un manicomio, come altre
donne difficili del suo ceto sociale.
Frances Stonor Saunders ha voluto dare un contributo per
comprendere i perché di quella che comunemente si definisce
'storia minore' e che invece per poco non diede una svolta alla
Storia di un periodo riconosciuto, per lo svilupparsi di
Fascimo, Nazismo, Comunimismo e antisemitismo, come l'epoca
dell'irrazionalità.
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