Paolo Petroni
Napoleone morì giusto duecento anni
fa, il 5 maggio 1821 a Sant'Elena, isoletta sperduta
nell'Atlantico dove gli inglesi lo avevano confinato sei anni
prima. Per l'occasione sono usciti vari libri a lui dedicati, ma
a scrivere della sua straordinaria vicenda si cominciò subito,
quando la notizia della sua morte giunse in Europa a luglio.
''Ei fù'' inizia l'ode che scrisse allora Alessandro Manzoni
sull'uom fatale, che fu ''due volte nella polvere, due volte
sull'altar'' ponendo lo storico interrogativo ''Fu vera gloria?
''.
Una sentenza che, certa e assoluta non esiste ancor oggi e
cui i libri pubblicati in questi due secoli danno diverse
risposte, data la complessità e contraddittorietà del seducente
personaggio, in cui convissero, da un lato, l'ardente
sostenitore dei valori dei Lumi e della Repubblica, il padre
dell'identità della Francia moderna, il politico alla ricerca
della legittimazione popolare e della convivenza di tutte le
parti sociali; dall'altro, il fondatore di una dinastia
imperiale, colui che legalizza la tratta degli schiavi, il
rappresentante della piccola nobiltà legata ai principi
dell'Ancien régime, lo spregiudicato uomo d'armi.
A impegnarsi non solo gli storici, ma anche intellettuali e
scrittori affascinati e in questi mesi sono tornati in libreria,
con la coinvolgente biografia ''Vita di napoleone'' di Stendhal
riedita da Mursia e da Garzanti, ''La caduta di Napoleone'' di
Stefan Zweig (Garzanti, pp. 98, 6,00 euro) e le ''Massime e
pensieri di Napoleone'' (Sellerio, pp.164 , 12,00 euro) che per
dieci anni ha raccolto Honoré de Balzac, portando a termine
questo libro ''che sta a Napoleone come il Vangelo a Gesù...e
sarà la sua storia sotto forma algebrica, vi si vedrà l'uomo
astratto, l'Idea al posto dell'Azione'', andando da ''La
rivoluzione è un'opinione che trova delle baionette'' a ''Nuovo
prometeo sono legato a una roccia dove un avvoltoio mi
rosicchia. Avevo rubato il fuoco del cielo per donarlo alla
Francia; il fuoco è risalito alla sorgente, ed eccomi''.
Napoleone, uomo d'azione che, come annotava Savinio, ''nel
suo intimo desiderava diventare un letterato'' scrivendo vari
libri, ha appunto sempre attratto i letterati anche italiani di
ieri e di oggi, e Matteo Palumbo, in ''Ei fu - Vita letteraria
di Napoleone da Foscolo a Gadda'' (Salerno, pp. 100, 9,90 euro)
ricorda che fu un simbolo della fede per Manzoni, per Svevo un
modello borghese di successo; che ne parla Calvino nel barone
rampante come Gadda ed è citato in una battuta di Miseria e
Nobiltà. C'è poi un ''Andare per l'Italia di Napoleone'' di
Paola Bianchi e Andrea Merlotti (Il Mulino, pp. 176, 12,00 euro)
che ci guida nei luoghi della memoria napoleonici ma anche
dell'Italia dei Bonaparte.
Comunque per avvicinarsi al personaggio si può cominciare da
''Napoleone in 20 parole'' di Ernesto Ferrero (Einaudi, pp. 280,
13,50 euro), scrittore che gli ha dedicato molti lavori, a
cominciare da romanzo ''N'' cui andò il premio Strega del 2000,
e qui condensa in venti temi-chiave le ragioni di un'ascesa e
una caduta fuori misura e i retroscena di un 'sistema operativo'
che ritiene ne faccia il fondatore della modernità. Poi
naturalmente ci sono tante biografie e ora sono tornate
disponibili quella centrale di Luigi Mascilli Migliorini
('Napoleone', Salerno, pp. 650, 32,00 euro) in edizione rivista
e ampliata per l'occasione, cui si aggiungono quelle di Eugenij
Tarlé (Mursia), di Andrew Roberts (Utet) e del nostro Sergio
Valsania, ''Napoleone'' (sellerio, pp. 222, 13,00 euro) che ne
indaga la gloria e complessità partendo dal punto di vista
militare e politico, cui si può affiancare ''Il naufrago e il
dominatore. Vita politica di Napoleone'' di Antonino De
Francesco (Neri Pozza, pp. 240, 18,00 euro).
Ad attrarre l'attenzione naturalmente anche la caduta e la
fine della sua epopea, che si può far cominciare dalla ''Marcia
fatale. 1812. Napoleone in Russia'' di Adam Zamoyski (Utet, pp.
580, 19,00 euro) arrivando a ''Ei fu. La morte di Napoleone'' di
Vittorio Criscuolo (Il Mulino, pp. 232, 16,00 euro) che
propone anche la successiva costruzione della sua leggenda. Una
fine che ha il suo epilogo sulla sperduta isoletta di Sant'Elena
di cui racconta Luigi Mascilli Migliorini in ''L'ultima stanza
di Napoleone. Memorie di Sant'Elena'' (Salerno, pp. 148, 14,00
euro) in cui si riferisce anche di un Napoleone giardiniere, con
un cappello di paglia che zappa sotto il sole e innaffia
sperando di far crescere le sue piantine al caldo umido dei
Tropici. Una ricerca che va a porsi accanto a due storici testi,
il ''Memoriale di Sant'Elena'' di Emmanuel de Las Cases (BUR 2
vol - pp. 1740, 25,00 euro), ricordi raccolti durante
conversazioni tenute da Napoleone con i suoi amici, tra i quali
l'autore, e divenuto una specie di Breviario del Bonapartismo,
presentato come erede dei principi della Rivoluzione francese. E
infine, ecco la discussa ''Vita di Napoleone raccontata da lui
medesimo'' (Luni, pp. 150, 14,00 euro) pubblicata nel 1817 a
Londra presentata come manoscritto giunto da Sant'Elena e senza
precisare l'autore, che è rimasto anonimo.
A corollario di queste letture, e tante altre storiche o
romanzesche che ognuno può cercarsi in una bibliografia
infinita, ci saranno una serie di iniziative (vedi
www.napoleone21.eu) promosse dal Comitato per il Bicentenario
Napoleonico che vanno dalle letture in diretta della ''Maratona
5 maggio'' a partire dall'ora della sua morte, le 17,49, su
Facebook e YouTube alla mostra di oggetti, cimeli, documenti
d'epoca provenienti dalla Fondation Napoleon di Parigi,
''J'arrive. Napoleone, i cinque volti del trionfo'' aperta sino
al 28 gennaio a palazzo Cavour a Torino.
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