Redazioni che si svuotano, notizie
che vengono 'regalate' e diventano indistinguibili dalla
propaganda o dalle fake news che circolano nei social media. Una
crisi da cui si può uscire solo trovando nuove strade e nuove
motivazioni per il giornalismo.
Ne è convinto Alberto Laggia, che con il titolo "Notizia" ha
scritto un breve saggio per la collana 'Parole allo specchio'
delle Edizioni Messaggero di Padova (pp. 166, 15 euro). Inviato
di Famiglia Cristiana, coordinatore e docente della scuola di
cultura del giornalismo "Arturo Chiodi" di Mestre (Venezia),
Laggia fa un breve excursus storico del prodotto giornalistico,
dai presunti 'fasti' del passato alla crisi odierna.
Laggia parte dall'esempio dell'Agenzia ANSA e del suo
progetto di intelligenza artificiale legata ai dati del contagio
da Covid, assieme alla società 'Applied XL', che aggiorna e
traduce in parole e grafici sul web i dati quotidiani forniti
dal ministero della Salute. "Un esempio di sperimentazione che
guarda al futuro - sottolinea - Se questo futuro è già in
redazione, se la notizia breve o ripetitiva non appesantirà più
il lavoro dei redattori, è tempo di portare la professione su
altre strade".
Il lettore viene condotto in un viaggio nel tempo, da quando
nasce il concetto di notizia fino all'odierna società della
comunicazione. Da sempre comunque l'informazione, per suo stesso
statuto, mette "in forma" il mondo in modo tale da poterlo
raccontare. Una "manipolazione" necessaria che però ha lasciato
spazio ad altre manipolazioni pericolose, capaci di corrompere i
contenuti e, alla fine, minare la fiducia nella veridicità del
racconto dei fatti.
Meglio una volta? Certo, le redazioni sono state
rimpicciolite per produrre comunque di più, e nella retevhanno
'regalato' il frutto del lavoro del redattore a scapito della
chiarezza. Logiche e dinamiche oggi 'esplose' in Rete e sui
social in passato erano già esistite, e si chiamavano
propaganda, 'press-tour', bufale. Una deriva che ha tratto in
inganno anche i giornali quando 'erano' giornali.
Quali soluzioni? Laggia indica alcune strade. La prima è
quella dello 'slow journalism', sulla scorta di esperienze che
sono fiorite anche grazie alla Rete - gli italiani "Slow News" e
"Valigia Blu" - che garantisce forti interazioni con il lettore,
spunti e finanziamenti. Oppure la ricerca delle 'buone notizie',
per fare - o tornare a fare - il cosiddetto 'giornalismo civico'
per "cercare di restituire una complessità ricca e dinamica, in
movimento che spieghi il reale".
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