(dell'inviata Mauretta Capuano)
Il futuro è nel low tech, nella
bassa tecnologia. Gael Giraud, economista e gesuita francese,
che lavora alla Georgetown University dove dirige il programma
per la giustizia ambientale da lui fondato, pensa sia necessario
rifondare l'economia mondiale in una direzione più umanistica e
in dialogo con le altre discipline in cui il low tech gioca un
ruolo fondamentale.
"Dobbiamo smetterla di dipendere da questi dispositivi
elettronici che consumano energia, che hanno bisogno di
minerali, che non possono essere riciclati per la loro
realizzazione e che sono usa e getta. Il low tech significa
realizzazione di oggetti più semplici, sostenibili, facili da
riparare, riciclabili. E' qui il segreto, mentre da 50 anni a
questa parte facciamo l'esatto contrario. Non è una regressione
verso una civiltà preistorica come le caricature che vengono
fatte" dice all'ANSA Giraud, tra i protagonisti più attesi del
giorno d'apertura del Festivaletteratura, dall'8 al 12 settembre
a Mantova, autore del saggio 'Un'economia indisciplinata'
(Editrice Missionaria Italiana) con l'economista e scrittore
senegalese Felwine Sarr. "I commenti del presidente Emmanuel
Macron sul low tech sono del tipo 'voi volete tornare verso una
civiltà del passato, verso una civiltà Amish'. In realtà si
tratterebbe di avere una società più intelligente, più
organizzata per poter riciclare tutto quello che utilizziamo. Un
imprenditore francese ha realizzato un tipo di pannello
fotovoltaico senza impiego di minerali, impiegando soltanto la
biomassa. E' una cosa rivoluzionaria, una svolta totale e ha
conseguenze molto interessanti".
Tra queste, spiega Giraud come un fiume in piena, "non
subiremmo più la sovranità della Cina per il rifornimento di
minerali. Dovremmo usare i micro processori soltanto dove
servono negli ospedali, nell'ambito della difesa, nel settore
aerospaziale. Quando diciamo low tech non significa tornare alla
preistoria. Ci sono degli sviluppi nuovi che possiamo portare
avanti come i semi conduttori a basso contenuto di carbonio".
I grandi Paesi europei, sottolinea l'economista francese,
sono notoriamente deindustrializzati. Bisognerebbe
reindustrializzare l'Italia basando questo sviluppo
sull'industria low tech e verde. Questo permetterebbe di creare
nuovi posti di lavoro. Se consideriamo lo sviluppo
dell'agricoltura bio in tutta la zona euro si potrebbero creare
6 milioni di posti di lavoro. Per l'Italia sarebbero 800 mila
posti di lavoro nell'agricoltura. Per quel 40% di giovani
italiani disoccupati ci sarebbero delle prospettive". E andrebbe
sviluppata "maggiormente l'intelligenza artificiale ai fini di
una buona organizzazione territoriale".
Tre le tappe da attuare per la transizione ecologica in tutti
i Paesi europei, secondo Giraud: oltre al low tech, "la
riqualificazione termica ed energetica degli edifici per
eliminare il bisogno di riscaldamento e climatizzazione. E poi
la mobilità verde con servizi di treno e trasporto merci non più
su gomma ma attraverso la ferrovia, con qualche automobile
elettrica".
Tutto questo per realizzare quell'economia che si apre alla
cosmologia relazionale sulla quale molto può insegnarci l'Africa
e verso la quale, secondo Giraud "cerca di indirizzarci Papa
Francesco". "Il cristianesimo europeo è stato influenzato dal
pensiero di Cartesio. Il cammino proposto da Papa Francesco è un
cammino di conversione per i cristiani. Quello che il Santo
Padre ci vuole insegnare è che l'antropologia cristiana deve
essere un'antropologia basata sulle relazioni umane e la natura"
sottolinea l'economista.
"Ho vissuto e lavorato in Ciad e creato lì un centro di
accoglienza per ragazzi della strada e con loro ho scoperto
l'antropologia relazionale. Nell'Africa australe, in paesi come
Zimbabwe e Sudafrica c'è un concetto che si chiama ukama che
significa l'insieme delle relazioni. Quello che conta non è la
mia esistenza individuale, ma l'insieme delle relazioni sociali
con tutte le altre persone, la natura e gli antenati. Quando
facciamo delle stupidaggini roviniamo la qualità di queste
relazioni. Se invece vogliamo creare la società armoniosa si
tratta di ripararle e ripristinarle" spiega Giraud che non a
caso ha scritto 'Un'economia indisciplinata' con il senegalese
Felwine Sarr. "Dobbiamo constatare che abbiamo davanti a noi un
progetto politico-sociale-umano enorme di una transizione
dell'economia". E l'Europa "è l'unico continente in grado di
attuarlo. Dobbiamo farlo per la nostra sopravvivenza. Dobbiamo
adattare l'economia a questa urgenza e non aspettare che il
mondo si adatti all'economia neoliberista" è l'invito
controcorrente dell'economista e gesuita.
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