Annie Ernaux, l'autrice culto de 'Gli anni' con cui in Italia ha vinto il Premio Strega Europeo nel 2016 e del romanzo 'L'evento' diventato il film di Audrey Diwan, che ha vinto il Leone d'Oro alla Mostra del Cinema di Venezia 2021, il primo sentimento che prova quando riceve un premio è di "stupore e quasi di stordimento". E' così anche per il Premio Mondello che le è stato consegnato oggi, 21 maggio, al Salone del Libro di Torino dove è stata protagonista di un grande e super atteso evento. "Sono sempre onorata, mi tocca molto scoprire che i miei libri producono qualcosa, un'azione, un effetto nelle persone che cambia dall'una all'altra. E' una grossa soddisfazione vedere che una mia opera può ispirare un film" dice all'ANSA la Ernaux, 81 anni, con la sua classe e delicatezza al suo arrivo a Torino da dove raggiungerà il Festival del Cinema di Cannes per presentare alla Quinzaine des Realisateurs, il docu-film Les Annes Super 8 tratto da filmini di famiglia, realizzato con il figlio David e con la sua voce fuoricampo.
"Audrey Diwana si è ispirata al mio libro su un argomento, l'aborto, che quando è uscito 'L'evento', nel 2020, non era dibattuto da nessuno. L'aborto non era un oggetto di conversazione, non era un soggetto politico in quel momento, non se ne parlava. Vedere adesso, 20 anni dopo, che il libro è ritornato grazie al film è una soddisfazione, soprattutto pensando a quello che sta succedendo in Polonia, negli Stati Uniti dove il diritto di abortire è messo in discussione. La regista ha fatto un bellissimo lavoro, anche con un'attualizzazione dal punto di vista dei personaggi. Le ragazze sembrano più vicine a quelle del nostro tempo, on l'attrice principale che è fuori dal tempo e sembra una figura astratta" spiega la Ernaux.
Nulla, ci ricorda la scrittrice, "è conquistato per sempre. Se ci mettiamo nei panni di una donna polacca nulla è da dare per scontato. Da un po' di tempo a questa parte ci sono delle istanze per far sì che il diritto all'aborto sia scritto nella costituzione europea e dovrebbe essere così, però tutte le resistenze che ci sono dimostrano fino a che punto non si tratti di una cosa acquisita e scontata". Le donne, riflette la Ernaux, "sono vittime collaterali di queste guerre. Ed è incredibile se mettiamo una cosa insieme all'altra: uomini che decidono di uccidere e lo fanno ma poi impediscono a una donna che lo vuole di non portare avanti una gravidanza. La sproporzione tra i due casi mi lascia assiderata ancora adesso".
Con Les Annes Super 8 ancora una volta la Ernaux è protagonista di una cosa speciale. "E' un po' fuori norma, sono pellicole girate da mio marito a partire dal 1972 in viaggi privati che abbiamo fatto io e lui, nel Cile di Salvador Allende, in Albania. Stavano lì a dormire, in casa, non le vedevamo più. E' stato mio figlio a sollecitarmi. Potresti scrivere qualcosa e sulle prime pensavo parlasse di una cosa privata, invece lui ha insistito per una cosa più ampia, pubblica. Si tratta di 5 ore di materiale girato e io dovevo scrivere qualcosa per un'ora. Mi sono cronometrata. Il film finisce nell'81 con un viaggio in Unione Sovietica ed è anche curioso perché le pellicole sono un po' logorate" racconta. Un lavoro molto vicino al suo libro 'Gli anni'. "Si, però con le immagini reali, con me fisicamente sullo schermo e le persone attorno a me. Sono anni importanti quelli dei Super8 in cui inizia anche la mia scrittura".
E non si fermano anche i progetti editoriali di questa straordinaria donna e scrittrice: per il suo editore italiano L'orma è recentemente uscito 'Guarda le luci amore mio' in cui per un anno ha annotato in una sorta di diario le sue escursioni al supermercato tra "impotenza e ingiustizia" "C'è qualcosa di evidente che emerge proprio dagli oggetti che stanno messi alle casse dalle persone. A partire dal cibo. I guadagni sono diversi e dunque anche il modo di nutrirsi è diverso, questa è la prima ingiustizia" racconta mentre si aspetta l'arrivo in Italia in autunno 2022 di 'Perdersi' sulla relazione con un diplomatico russo.
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