ANTONIO SCURATI, 'M. GLI ULTIMI
GIORNI DELL'EUROPA' (BOMPIANI, PP 848, euro
18.00)
Arriva "M. Gli ultimi giorni dell'Europa", terzo romanzo
della serie bestseller di Antonio Scurati dedicata al fascismo e
a Benito Mussolini, che sarà in libreria, sempre per Bompiani,
il 14 settembre. Dopo 'M. Il figlio del secolo', vincitore del
Premio Strega 2019, in vetta alle classifiche per due anni
consecutivi, in corso di traduzione in quaranta paesi, diventato
uno spettacolo teatrale e una serie televisiva di prossima
realizzazione, e 'M. L'uomo della provvidenza', il nuovo romanzo
di Scurati si concentra sul cruciale triennio tra il 1938 e il
1940. Sono gli anni dell'infamia delle leggi razziali e della
scellerata alleanza con la Germania nazista. Scurati scandaglia
il madornale autoinganno, il delirante opportunismo, il cinismo
suicida con cui Mussolini trascina l'Italia e l'Europa nel
baratro.
Come nasce una guerra? E' un momento ancora una volta
angosciosamente carico di similitudini con il nostro presente
che vede lo scacchiere europeo percorso da profonde
inquietudini. Nel maggio 1938 Benito Mussolini ha quasi 55 anni,
guida un impero che si estende dal Brennero all'Abissinia, ha
proclamato l'uscita dell'Italia dalla Società delle Nazioni ed è
in piedi che attende un treno in arrivo nella nuovissima
stazione Ostiense. Su quel convoglio adorno di aquile e croci
uncinate viaggia Adolf Hitler, che giunge in Italia accompagnato
da una delegazione di gerarchi per una visita che toccherà Roma,
Napoli e Firenze. Non sono passate che poche settimane
dall'Anschluss dell'Austria e dalla prima "informazione
diplomatica" nella quale si parla di questione ebraica in
Italia, eppure il mondo crede ancora che il delirio di potenza
possa fermarsi. Ci crede fortissimamente, e contro ogni
evidenza, anche il podestà di Ferrara, Renzo Ravenna, avvocato
decorato nella Grande guerra e fascista zelante, che, come
migliaia di altri ebrei italiani, non si dà pace per i
provvedimenti seguiti all'approvazione delle "leggi razziali", e
rimane senza parole quando legge che il giornale diretto
dall'amico Nello Quilici appoggia il decreto di espulsione degli
alunni ebrei dalle scuole. Anche Margherita Sarfatti, che aveva
iniziato il giovane Benito all'arte e alla diplomazia, paga con
l'esilio le proprie origini ebraiche ed è ormai dimenticata in
favore della giovane, fascistissima Clara Petacci. Tutto sembra
procedere a gonfie vele, tanto che Galeazzo Ciano, genero del
Duce e ministro degli Esteri, può dedicarsi all'invasione
dell'Albania ignorando invece le informative sempre più
inquietanti che giungono da Berlino. E allora perché il Duce,
rintanato nella sala del Mappamondo, sente l'angoscia
corrodergli i visceri?
Illuso di poter influenzare le decisioni del Führer,
consapevole della nostra impreparazione alla guerra, preda di
uno spaventoso delirio, M trascina la nazione verso la tragedia:
il 10 giugno 1940, ormai maschera di se stesso, si affaccia alla
finestra di Palazzo Venezia per annunciare al mondo l'ora delle
decisioni irrevocabili.
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