"Il nostro Paese ha bisogno di una
visione strategica e di risposte serie. Per questo ho voluto
lanciare la sfida delle competenze, dello sviluppo, del merito.
Se ne faccia una ragione di continua a svalutare il contenuto
delle nostre proposte bollandole come "populiste", demagogiche".
Lo scrive Matteo Salvini nella prefazione de "E' l'Italia che
vogliamo. Il manifesto della Lega per governare il Paese" di
Giuseppe Valditara, coordinatore del Think Tank Lettera 150, e
Alessandro Amadori, politologo e partner dell'Istituto Piepoli,
in cui si legge che il problema dell'Italia è un Paese che
"soffre da molti, troppi anni di mali apparentemente
incurabili".
Nel volume gli autori raccolgono e avanzano alcune proposte e
soluzioni per rendere l'Italia "un paese migliore, più
competitivo e in definitiva più moderno". Un vero e proprio
manifesto per il buon governo della Lega a cui il segretario
appone il suo sigillo: "Un libro - dice - che è insieme una
guida e una mappa, ma soprattutto un un invito a riprendere in
mano, persona per persona, territorio per territorio, comunità
per comunità, il destino del nostro meraviglioso Paese".
Nella prefazione Salvini attacca "la variegata conventicola di
personaggi nostrani che hanno preteso di autoincoronarsi come
"élite" del Paese". "Secondo loro - scrive indignato il
segretario della Lega - il guaio dell'Italia sono gli italiani"
mentre secondo Salvini e la Lega "la sola speranza dell'Italia
sono gli italiani!". "In questo senso - spiega Salvini - dire
"Prima l'Italia" equivale a riconoscere il primato della società
di fronte a qualsiasi autorità. Stato, Fisco, Burocrazia,
Mercato, Unione europea... nessuna di queste parole deve essere
più usata a pretesto per soffocare la vita reale". Secondo
Salvini il Paese è una visione, un progetto, una patria.
"Un'identità - sottolinea - di cui essere fieri. La nostra,
l'unica che abbiamo. Riscoprirla non è una questione astratta,
né il rimpianto di glorie perdute. E' urgenza, necessità, dovere
del tempo presente".
C'è anche un intervento di Armando Siri, coordinatore dei
dipartimenti della Lega, che si chiede se le generazioni future
a cui potrebbe capitare tra le mani questo libro avranno ancora
a che fare con elezioni, politica e partiti. "Ciò che accade nel
futuro - scrive - è la conseguenza delle nostre scelte nel
presente. Ogni cosa che ci accade, piccola o grande che sia, è
sempre il risultato di una scelta. Consapevole o no, ma sempre
di una scelta si tratta". Siri ricorda che gli italiani sono
chiamati per la diciannovesima volta alle urne in 74 anni: "Non
dovrebbe essere così scocciante. Eppure... Sono in molti coloro
che si riempiono la bocca di "democrazia", salvo poi dolersi se
ci sono le elezioni".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA