DANIELE LUTTAZZI, INFINITE REICH
(PAPER FIRST, EURO 18,00). Un'impresa narrativa, una parodia che
si confronta con un classico - Infinite Jest di David Foster
Wallace, una satira del consumismo Usa come nuovo Reich -
ricontestualizzandolo nella Germania nazista del 1945, e
rileggendolo col senno, e la rabbia, di poi. Arriva in libreria
il 22 novembre 'Infinite Reich' di Daniele Luttazzi, pubblicato
da Paper First, la casa editrice di Seif Spa. Cosa passa per la
mente di Hitler, chiuso nel bunker di Berlino nell'aprile del
1945, quando capisce che la guerra è persa? E prima, come
trascorreva il tempo al Berghof, cosa confidava al suo
psichiatra, e com'era la quotidianità con Eva? E le dinamiche
tra cadetti dell'Accademia delle SS somigliano a quelle di tutti
i giovani che crescono insieme? Facendo avanti e indietro negli
anni, attraverso le voci di molteplici personaggi - e sogni,
barzellette, strategie filosofiche, giochi di squadra, droghe
ricreative, pettegolezzi, trasmissioni radio, spie francesi,
nazisti nel Mossad, e prigioniere dei lager che portano in un
fagotto di stracci il proprio figlio, convincendosi che sia
ancora vivo - Patricia Kirgo compone un mosaico di eventi,
invenzioni e fatti storici che rende romantica l'epopea nefasta
del nazismo. Sempre che Patricia Kirgo non sia invece un
personaggio creato dal Collettivo misterioso che cura il libro,
la cui postfazione (una critica del pensiero reazionario) mette
in guardia il lettore ingenuo da un romanzo che fa il verso allo
Zeitgeist attuale, in cui il giornalismo italiano può fare
impunemente l'apologia del battaglione Azov.
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