GERTRUD KOLMAR, MONDI (Mondadori,
pp.136, 16 euro. Traduzione Margherita Carbonaro e Anna Ruchat).
Il dolore e lo spaesamento provato dopo l'entrata in vigore
delle leggi razziali, il senso di desolazione e la precarietà
dell'esistenza, ma anche la libertà offerta dall'immaginazione,
in una costante spinta vitale e ricerca di bellezza: c'è tutto
questo nei componimenti poetici di Gertrud Kolmar (pseudonimo di
Gertrud Käthe Chodziesner) raccolti nel libro "Mondi", in uscita
con Mondadori il 31 gennaio per il Giorno della Memoria.
L'autrice, che studiò da insegnante, fu costretta a trasferirsi
nel 1939 in una "casa per ebrei" e nel 1941 al lavoro forzato in
una fabbrica di armi; poi nel marzo 1943 fu deportata ad
Auschwitz, da dove non fece ritorno. La sua produzione poetica
fu conosciuta e apprezzata per la potenza e la visionarietà
soprattutto a partire dagli anni Novanta del Novecento. "Mondi"
("Welten") è la sua ultima raccolta, scritta nel 1937 e finora
inedita in italiano, che Suhrkamp scelse di pubblicare nel 1947
come titolo inaugurale della sua collana di poesia: in questi
componimenti l'autrice riesce a introdurre gli elementi di una
realtà multiforme, popolata di figure in movimento, sempre in
bilico tra concretezza del vissuto e aleatorietà onirica.
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