La prima biografia completa di
Giuseppe Prezzolini, intellettuale originale e scomodo del '900,
fondatore de La Voce, porta la firma di un suo grande
estimatore: Gennaro Sangiuliano. Giornalista, saggista ed ora
anche ministro della Cultura, in questa biografia, che torna in
libreria per Mondadori,
il giurista racconta l'avventura intellettuale di questo
protagonista del Novecento, ripercorrendo la sua lunga vicenda
umana - lunga perché Prezzolini visse cent'anni, dal 1882 al
1982 - che è anche la storia degli intrecci e delle correnti di
pensiero che hanno attraversato l'Italia e l'Europa nel secolo
scorso, quel Secolo Breve contrassegnato da straordinari
fenomeni filosofici, letterari e politici.
Le avanguardie culturali del primo Novecento, il fascismo, le
due guerre, la guerra fredda, gli anni Settanta: nel volume di
Sangiuliano, già edito nel 2008 da Mursia e ora riproposto negli
Oscar Mondadori con la prefazione di Francesco Perfetti e una
postfazione di Vittorio Feltri, racconta la nascita della figura
dell'intellettuale moderno, che abbandona le cattedre per
immergersi nelle contraddizioni della società di cui è allo
stesso tempo testimone e protagonista. Le avanguardie culturali
del primo Novecento, tra giornali, botte e amori; l'esperienza
de La Voce, la più importante rivista culturale del secolo
scorso, la Grande Guerra, la nascita del fascismo, la Seconda
guerra mondiale, il dopoguerra: Prezzolini ha marcato la vita
culturale e politica italiana sfuggendo sempre alla tentazione
delle ideologie e del conformismo.
Tre, secondo Sangiuliano, le caratteristiche che lo
connotarono in tutto il lungo arco temporale della sua vita:
l'essere politicamente scorretto, per vocazione e convinzione;
l'essere coerente, fino all'autolesionismo; condire il tutto con
un forte ironia, la sua arma più efficace: "In Italia nulla è
stabile, fuorché il Provvisorio", amava ripetere guardano al suo
Paese.
Quando nel 1974 l'editore Rusconi gli rese omaggio
pubblicando un' antologia de La Voce, Prezzolini non esitò a
definirla il suo "monumento funebre". E alla pomposa delegazione
ufficiale del governo italiano giunta a Lugano per le
celebrazioni dei cent'anni, disse chiaro: "Vi ringrazio ma
fatemi domande, indiscrete, quelle concrete le conoscono
tutti!".
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