(di Micol Graziano)
Un filo d'erba è il podcast in due
episodi scritto e raccontato dal poeta Franco Arminio e dedicato
a Rocco Scotellaro, poeta, scrittore e politico lucano, morto a
30 anni nel '53 e di cui quest'anno ricorre il centenario della
nascita.
Il podcast - un progetto di Fondazione Matera Basilicata 2019
prodotto da Chora Media - è ora disponibile sulle principali
piattaforme gratuite: Spotify, Apple Podcast, Spreaker e Google
Podcasts.
"Mi piace l'idea di unire passato e presente. Raccontare con un
podcast un poeta antico - spiega Franco Arminio in un'intervista
all'ANSA - , Scotellaro è antico non solo perché è morto 70 anni
fa, ma proprio per il mondo che descrive".
Per Arminio, Scotellaro è una sorta di fratello maggiore: "Lo
sento molto vicino per la sua passione civile. Anch'io da una
parte ho sempre scritto poesie, dall'altra sono sempre stato
impegnato per i paesi. Ho visitato varie volte Tricarico, dove
lui era nato. Mi sento vicino al mondo contadino da lui
descritto. C'è molta natura nei suoi versi: erba, uccelli,
alberi. La sua è una poesia naturale", rivela.
Scotellaro, una voce da far conoscere alle nuove generazioni.
"Il mio non è un approccio filologico. Voglio dare direttamente
Scotellaro ai giovani. L'intento è sottrarre i suoi testi alle
mediazioni. La scommessa è che questa lingua, questa voce,
possano interessare. Non capisco perché per anni abbiamo messo
solo Che Guevara sulle magliette, potevamo mettere anche
Scotellaro perché ha fatto tante battaglie. A suo modo è un
eroe. Questo nostro lavoro, il podcast, e l'antologia da me
curata che uscirà a gennaio per Internopoesia, servono per
sottolineare la qualità di Scotellaro. Speriamo che qualcuno si
innamori di lui", dichiara Arminio.
Perché è poco pubblicato? "E' visto come un autore locale. I
poeti del Sud, penso a Costabile, Calogero, sono un po'
sottostimati. Anche perché al Sud non c'è mai stato un grande
editore", afferma Arminio.
Da vivo Scotellaro non pubblica nulla. "Lo portano per le lunghe
alla Einaudi, la Ginzburg, Pavese. Alla fine lui si scoccia e
contatta Mondadori. Poi muore. Nel '54 esce la raccolta che
vince il Premio Viareggio. Non ha fatto in tempo ad avere questo
riconoscimento da vivo. Alla Einaudi erano più proiettati verso
l'America, e la questione industriale. Lui era visto come un
poeta di un mondo che stava finendo. L'hanno percepito come
bucolico. Invece aveva il passo dei lirici greci", continua
Arminio.
Oggi Scotellaro si farebbe sentire sui social: "Se ai suoi tempi
ci fosse stata la rete, l'avrebbe usata. Su Instagram avrebbe
pubblicato le poesie. Si scrive sempre per farsi conoscere. La
rete si adatta alla poesia. Non è facile farsi notare ma se uno
è bravo qualcuno se ne accorge. Scotellaro oggi è attuale.
Voleva rivitalizzare il mondo contadino, oggi come allora chi
vive d'agricoltura vive male. L'Italia è una nazione di paesi e
di montagne che non sa dare attenzione ai paesi e alle montagne.
La battaglia di Scotellaro è tutta ancora da compiere. Mi
considero uno che prosegue il suo lavoro. Se l'Italia avesse
dato ascolto a Scotellaro, Carlo Levi, Olivetti, Danilo Dolci,
oggi sarebbe messa meglio", conclude Arminio.
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