Era il 1952: inizia così 'Sarà
l'avventura. Una vita per il teatro' (Il Saggiatore, pp. 320, 27
euro) il libro in cui Carlo Fontana racconta la sua vita
professionale. Era quella la prima volta che, a soli cinque
anni, metteva piede alla Scala. E fu amore a prima vista.
Una fede socialista (di famiglia) mai rinnegata, Fontana ha
iniziato la sua carriera al Piccolo Teatro accanto a Paolo
Grassi, un maestro da cui apprendere. Affascinante il racconto
della politica culturale di quegli anni portata avanti dal
teatro. Ma è solo un inizio. Fontana diventa critico teatrale
dell'Avanti! e poi viene chiamato alla Scala proprio da Grassi
che nel frattempo ne era diventato sovrintendente. Nel 1979
diventa amministratore delegato della Fonit Cetra che inserisce
nel circuito internazionale delle case discografiche. Esordisce
convincendo Luciano Pavarotti a chiedere alla Decca, con cui
aveva l'esclusiva, di permettere la pubblicazione da parte della
Fonit di alcune arie verdiane da poco ritrovate, che il maestro
aveva inciso con l'orchestra della Scala diretta da Claudio
Abbado. Ma non c'è solo la musica lirica, e così nomina
direttore della musica leggera Mara Maionchi.
Sono aneddoti che raccontano il desiderio di sfide culturali,
da un lato per rendere l'opera (e non solo) accessibile a tutti,
dall'altro per realizzare cose mai fatte, al passo con i tempi.
Anche per questo, quando passa dalla casa discografica alla
direzione della Biennale di Musica di Venezia, decide di
impegnarsi per realizzare Prometeo, composizione di Luigi Nono e
libretto di Massimo Cacciari e allestimento scenico (complesso a
dir poco) di Renzo Piano.
Seguono gli anni come sovrintendente del Comunale di Bologna,
che chiama 'Bologna Felix', dove coltiva il rapporto con giovani
direttori, poi arrivati alla fama mondiale, come Daniele Gatti e
Riccardo Chailly. Ma "finalmente" il 3 ottobre 1990 arriva lei,
la Scala. Fontana racconta dell'impegno per renderla moderna:
quello che si traduce nei lavori di restauro che hanno portato
alla riapertura il 7 dicembre 2004, ma anche quello che le ha
permesso di essere il primo teatro in Italia con un sito
internet. Mani pulite non lo tocca. "Ti abbiamo rivoltato come
un calzino ma eri pulito" gli ha detto anni dopo l'ex
procuratore Gerardo D'Ambrosio.
E c'è il rapporto con Riccardo Muti, direttore musicale della
Scala, che ha apertamente lavorato per cacciarlo. La vicenda,
con i toni della telenovela, è andata avanti mesi. Tanti i
tentativi fatti dall'allora sindaco Gabriele Albertini e non
solo di convincerlo a dimettersi, proponendogli denaro e
incarichi. Fontana ripercorre la vicenda il suo stile, ironico,
asciutto ed essenziale, lasciando parlare le lettere scambiate
con Muti e con Albertini. Ma certo non deve essergli dispiaciuto
che al suo sostituto, Mauro Meli, nominato nel febbraio 2005
contestualmente al suo 'licenziamento', i lavoratori non abbiano
permesso di entrare in ufficio o nel palco del sovrintendente. E
nemmeno che l'orchestra abbia sfiduciato Muti, di fatto
costringendolo alle dimissioni lo stesso aprile.
Ma Fontana non si sofferma. Parla del lavoro al Regio di
Parma, dell'incarico di presidente Agis e del nuovo incarico
alla guida di Impresa Cultura di Confcommercio e soprattutto di
come ora devono cambiare paradigma le istituzioni culturali del
futuro. "C'è urgenza di innovazione nella formazione e nelle
competenze, parola chiave per creare le condizioni migliori alla
realizzazione del fine ultimo del nostro lavoro: il prodotto
culturale. Arte che parli al nostro tempo guardando al futuro".
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