ÉLISE KARLIN, RIEMERSI DALLA NOTTE -
L'UFFICIO DEI DESTINI PERDUTI E RITROVATI (LINDAU, PP. 192, EURO
19) Un libro per ricucire pezzi di memoria. Riemersi dalla
notte, edito da Lindau - e disponibile dal 27 gennaio -, è un
saggio della giornalista francese Élise Karlin. Nel volume viene
raccontata la storia degli Archivi Arolsen che, con i loro
ventisei chilometri di scaffali e cinquanta milioni di
fascicoli, costituiscono il più grande archivio al mondo sulla
deportazione nazista. Istituiti nel 1945, oggi sono Patrimonio
dell'Unesco. Si trovano nella città tedesca di Bad Arolsen.
Conservano documenti e informazioni su oltre diciassette milioni
di persone e poi effetti personali, fotografie, mappe, disegni,
grafici, quaderni, liste (anche la Schindler's List). Una delle
missioni degli Arolsen è restituire agli eredi dei deportati gli
oggetti prelevati ai loro cari al momento dell'internamento. "Ho
preso il treno fino a Dortmund e ho seguito il Gps dell'auto a
noleggio fino a Bad Arolsen, una piccola località lungo la
strada della foresta renana. È lì che ho incontrato Nathalie
Letierce-Liebig. Mi ha raccontato la storia degli Archivi
Arolsen, che lei dirige, creati dopo la Seconda Guerra Mondiale
per ritrovare le tracce dei milioni di persone scomparse,
deportate o costrette a lavorare per il Reich", scrive
l'autrice. Una delle storie presenti nel libro è quella di
Claire Steinberg, nata in Romania nel 1918, arrivata in Francia
nel 1935. Nel 1944 viene arrestata dalla Gestapo di Tolosa.
Trasferita a Compiègne, viene deportata in Germania con il
convoglio del 31 gennaio 1944, che arriva al campo di
concentramento di Ravensbrück il 3 febbraio. Nel 2019 le sue
spille vengono restituite al figlio, grazie agli Archivi
Arolsen. "Due spille antiche, due gingilli d'anteguerra: un
fiore in metallo dorato ornato da una perla, e un altro di fili
intrecciati, otto petali di un rosa scolorito intorno a un cuore
blu sbiadito e uno stelo argentato. Claire Steinberg le
indossava quando è arrivata al campo di concentramento di
Ravensbrück, il 3 febbraio del 1944. Le erano state confiscate
quando era stata incarcerata, debitamente registrate su un
apposito modulo e spedite a suo figlio settantacinque anni più
tardi, insieme ad altri documenti che la riguardavano", riporta
Karlin.
"Ho deciso di raccontare questo lavoro di restituzione degli
Archivi Arolsen, di condividere una narrazione intessuta con le
parole dei testimoni di questi passati resuscitati. Tutti loro
lottano contro l'oblio. Mi sono messa al lavoro. Ho indagato",
spiega Karlin che nei vari capitoli ricostruisce anche ciò che è
accaduto alla sua famiglia, a cui il libro è dedicato. Il
bisnonno morì nel campo di sterminio di Sobibór. "Uno dopo
l'altro, ho riannodato i fili della mia storia. Raccontando
altre tragedie, incontrando altri portatori di antichi dolori in
cerca di radici, ho ricucito i pezzi della mia memoria. Cosa
resterà dei cari che abbiamo perduto quando tutti coloro che
pronunciavano i loro nomi saranno scomparsi? Delle testimonianze
di vita. Dei nomi scritti. I milioni di cartoncini negli
schedari degli Archivi di Arolsen. Delle lapidi il cui
inchiostro sbiadito si erge per sempre contro l'oblio", conclude
l'autrice.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA