ASMAA ALGHOUL&SÉLIM NASSIB, LA
RIBELLE DI GAZA (EDIZIONI E/O, PP 208, EURO 16,50). Asmaa
Alghoul, nata nel 1982 nel campo profughi di Rafah, nel Sud
della striscia di Gaza, si racconta nel memoir 'La ribelle di
Gaza', scritto con il giornalista e scrittore Selim Nassib, nato
e cresciuto a Beirut in una famiglia ebraica di origine siriana,
pubblicato da Edizioni E/O nella traduzione di Alberto Bracci
Testasecca.
È la storia di una ragazza cresciuta in una grande casa,
costruita dai nonni, rifugiati della prima ondata di palestinesi
scacciati dalla propria terra, e di una grande famiglia divisa
fra militanti di Hamas e Musulmani praticanti progressisti. Il
padre di Asmaa è una persona colta e di mente aperta, uno degli
zii milita invece nel movimento islamista di Hamas e non
apprezza la ragazza spigliata, intelligente e ribelle che è
Asmaa. Diversa, di idee liberali, musulmana credente,
giornalista intraprendente che va sul campo a documentare la
quotidianità devastata della gente innocente, voce fuori dal
coro che si attira le minacce di tutti, Asmaa, che ora vive nel
Sud della Francia, per la sua attività giornalistica da Gaza nel
2010, ha ricevuto una borsa Hellman/Hammett da Human Rights
Watch e nel 2012 le è stato conferito il Courage in Journalism
Award dalla International Women's Media Foundation.
"Gaza è sempre stata ribelle. Io sono sua figlia, io sono come
lei" dice la giornalista palestinese. Le sue parole ci portano
nella vita di Gaza, un attimo prima dell'attacco terroristico di
Hamas a Israele del 7 ottobre.
Il memoir in cui racconta cosa è stato vivere nella Striscia,
chi sono gli abitanti di Gaza, quante idee e religioni si
incrociano in uno spazio così piccolo, è un affresco di cosa è
stata Gaza fino a oggi. Una vita scandita da due costanti: da
una parte la rivalità insanabile tra i due gruppi politici
dominanti nel paese, gli islamisti di Hamas e l'autorità
palestinese, Al Fatah. È come se alla popolazione fosse dato di
scegliere solo tra fanatici religiosi e militari feroci.
Una testimonianza che anche in vista della Giornata
Internazionale della Donna dell'8 marzo da voce a cosa
significhi essere palestinese e donna, patriota e femminista.
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