Sabrina Ferilli con Giuliano Ferrara
e Pigi Battista seduti al tavolo di una libreria con Alessando
Giuli per ragionare, dice il presidente del Maxxi ed autore del
pamphlet "Gramsci è vivo", della necessità non di sostituire
una vecchia egemonia con una nuova egemonia ma di costruire quel
"ponte" che renda possibile la "missione storica di uscire dalla
rispettiva delegittimazione reciproca". E perché, dice Giuli,
"la destra per essere se stessa deve essere anche un po' di
sinistra". Ma anche perché "la sinistra non va abbandonata a se
stessa". E questo lo "shock anafilattico" che il giornalista e
direttore del Maxxi vede come la via per consolidare e "dare
radici stabili" a questa nuova classe dirigente di destra che ha
le sue radici in Atreju e che ha aperto a una nuova dialettica
"tra popolo e establishment". "Le leadership passano se non
mettono radici stabili" e, avverte Giuli, non basta più
ironizzare sulla sinistra dello Ztl che va in vacanza a
Capalbio. Nel nuovo "sillabario per una egemonia contemporanea"
arriva Gramsci. E pure Ferilli.
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