(di Mauretta Capuano)
A cento anni dal delitto di Giacomo
Matteotti, l'eroe solitario che fece vacillare il regime
fascista cosa rappresenta oltre il cliché del martire? E quanto
attuali sono gli insegnamenti del leader dei socialisti
riformisti, aggredito, il 10 giugno 1924 a Roma, da un gruppo di
squadristi che lo rapirono e uccisero a coltellate?
"La figura di Matteotti è inattuale per la situazione politica
di oggi, ma attualissima in termini di valori e obiettivi di
fondo" dice all'ANSA lo storico Mimmo Franzinelli.
Quali valori? "Il suo ferreo e totale antimilitarismo di
principio nella convinzione che la guerra sia la cosa peggiore
che possa capitare. I conflitti in corso si dimostrano non
soltanto improduttivi, ma dannosi in massimo grado. I fascismi
che scaturiscono dai conflitti calpestano il senso di dignità,
di umanità di cui Matteotti è stato convinto alfiere senza
retorica" sottolinea Franzinelli. "Il suo afflato pedagogico lo
portò, nel 1920 in provincia di Rovigo, quando tutte le
amministrazioni comunali passarono ai socialisti, a organizzare
corsi di diritto amministrativo per i lavoratori precari. Una
straordinaria esperienza di crescita delle masse, anche in campo
culturale, che venne interrotta e distrutta dallo squadrismo
nel giro di un anno" racconta Franzinelli, autore di 'Matteotti
e Mussolini. Vite parallele dal socialismo al delitto politico'
(Mondadori) in cui vengono esplorati anche i significativi
intrecci personali e politici con l'itinerario di Benito
Mussolini.
"Di Matteotti si è sedimentato il ricordo della vittima
innocente, del martire, dell'idealista. A mio avviso è qualcosa
di superficiale, non c'è una reale conoscenza storica del
personaggio. Ho fatto lo sforzo di toglierlo dal mito, di
presentarlo in tutta la sua complessità. Matteotti è consapevole
di avviarsi verso una sconfitta politica epocale, ma non per
questo rinuncia al suo diritto di tribuna. Anzi, accentua il
suo impegno consapevolissimo di quanto poi gli capiterà" spiega.
Subito dopo il discorso del 30 maggio 1924 alla Camera dei
Deputati per contestare i risultati delle elezioni del 6 aprile,
"guarda desolato i suoi compagni e dice '"ho fatto la mia
parte, adesso preparate il mio discorso funebre" ricorda lo
storico.
Qual è il senso dell'ultimo discorso? "Mussolini aveva preparato
con molta accortezza le elezioni politiche per inaugurare una
legislatura nuova che doveva essere fascistissima e proprio
all'avvio si trova questo deputato, già da tempo suo acerrimo
nemico, che osa guastargli la festa. A questo punto c'è la
decisione di eliminarlo". Franzinelli ritiene "infondata la
tesi della cosiddetta pista affaristica, la Sinclair Oil, per
ottenere concessioni petrolifere sul territorio italiano. In
realtà è una questione del tutto secondaria, viene indicata da
un giornale fascista nell'intento di depotenziare il carattere
squisitamente politico del delitto Matteotti". Soprannominato
"tempesta" dai compagni di partito per il suo carattere
intransigente, Matteotti può essere considerato un leader
moderno? "È un soprannome indicativo della passione, del
fervore, della tenacia, della ostinazione nei suoi discorsi che
sono molto diversi come impostazione da quelli odierni che si
basano su battute e attacchi personalisti".
"Oggi molti politici usano ancora termini come Nazione che
venivano utilizzati da Mussolini e anche da D'Annunzio prima per
legittimare l'intervento nella Grande Guerra e poi per preparare
le avventure imperialiste coloniali. Matteotti era contro il
termine Nazione. La Patria per lui non aveva confini e includeva
il mondo del lavoro" dice Franzinelli.
Per le celebrazioni viene anche riaperta la casa-museo a Fratta
Polesine (Rovigo). "Sarebbe stato preferibile che avesse già
aperto i battenti da mesi. Ho il timore che dall'11 giugno la
sua figura cada nel dimenticatoio. Il rischio è che sotto
l'ombrello dell'anniversario possano rinascere interpretazioni,
che considero fasulle, sul genere 'Mussolini alla fine viene
danneggiato da questo delitto, lui non lo voleva'. Sono contro
questa riconciliazione della memoria e sono per differenziare
ruoli e obiettivi e metodi politici".
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