(di Alessandra Baldini)
Il Booker Prize si avvolge sempre
di piu' nella bandiera a stelle e strisce: ben sei romanzi di
autori americani sono entrati nella longlist del prestigioso
premio letterario letterario britannico - due volte quelli a
firma di sudditi di Re Carlo - alimentando ancora una volta le
polemiche di chi, oltremanica, lamenta una dominanza di autori
provenienti dall'altra sponda dell'Atlantico.
Il Booker viene assegnato ogni anno a un'opera di fiction
scritta in inglese e pubblicata in Gran Bretagna e Irlanda.
Fondato nel 1969, il premio era riservato fino al 2014 ad autori
britannici, irlandesi, dei Paesi del Commonwealth e dello
Zimbabwe. Dieci anni fa gli organizzatori avevano allargato i
criteri di ammissione a qualsiasi opera scritta in lingua
inglese. La longlist verra' ridotta a sei nomi in settembre e
il premio da 50 mila sterline annunciato il 12 novembre in una
cerimonia a Londra.
"La lista di quest'anno comprende una coorte di voci globali,
voci forti e voci nuove", ha detto Edmund de Waal il ceramista
di fama internazionale e autore di Lepre dagli Occhi di Ambra
che presiede la giuria del premio.
Gli autori americani entrati tra i 13 della longlist
includono Percival Everett per James (una revisione del classico
Huckleberry Finn raccontato dal punto di vista dello schiavo
liberato Jim), Rachel Kushner per Creation Lake e Richard Powers
con Playground. I due britannici in corsa sono Samantha Harvey
per Orbital (un giorno nella vita di sei astronauti sulla
Stazione Spaziale Internazionale) e Enlightment di Sarah Perry
su un amore infelice in una citta' inglese. Ha inoltre la doppia
cittadinanza libica e britannica Hisham Matar, candidata per il
romanzo My Friends su tre amici esiliati politici: il romanzo si
basa sulla storia vera di un agguato di uomini armati nel 1984
contro una manifestazione davanti all'ambasciata di Tripoli a
Londra.
Gli altri tre americani della longlist sono Rita Bullwinkel
con Headshot, ambientato nel mondo della boxe femminile, Claire
Messud con This Strange Eventful History, una saga di famiglia
che esplora la storia coloniale della Francia, e Tommy Orange
con Wandering Stars, sull'impatto della colonizzazione su una
famiglia di nativi americani (Orange, finalista ai Pulitzer e'
il primo nativo candidato al Booker Prize). Completano l'elenco
Yael van der Wouden, la prima olandese nella storia del premio,
per The Safekeep, l'irlandese Colin Barrett per Wild Houses,
l'australiana Charlotte Wood con Stone Yard Devotional e la
canadese Anne Michaels per Held.
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