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Thrall, conflitto israelo-palestinese non finirà presto

Thrall, conflitto israelo-palestinese non finirà presto

Lo scrittore Premio Pulitzer 2024 a Mantova

MANTOVA, 06 settembre 2024, 18:37

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(dell'inviata Mauretta Capuano) Le sopraffazioni quotidiane, la burocrazia che paralizza tutto. Nathan Thrall ci parla di Gaza, della Striscia, di Gerusalemme nella vita di tutti i giorni. Lo fa attraverso una storia vera che colpisce al cuore in Un giorno nella vita di Abed Salama (Neri Pozza), presentato davanti a 800 persone al Festivaletteratura di Mantova, con cui ha vinto il Premio Pulitzer 2024. Scritto prima dell'attacco di Hamas a Israele, il 7 ottobre 2023, racconta l'incidente di uno scuolabus su una delle poche strade in cui ai palestinesi è ancora concesso circolare e la disperata ricerca di un padre, per capire la sorte del figlio che viaggiava in quel pullman, tra ostacoli e blocchi ai checkpoint dei militari. "Ho voluto mostrare la quotidianità in questa zona che è inaccettabile per chi ci vive, ma che dovrebbe essere inaccettabile per tutti. Il mondo chiede la calma e lo stop alla violenza, ma ci dovrebbe essere un cambio di sistema" dice all'ANSA Thrall dopo un lungo firmacopie a Mantova. "Per quanto tragica e distruttiva sia la situazione attuale, posso dire con estrema sicurezza che è molto probabile che a breve termine non ci sarà uno stop al conflitto israeliano-palestinese. Israele continuerà a dominare inevitabilmente i palestinesi che non si vedranno riconosciuto nessun diritto, nessuna libertà. La violenza non cesserà" spiega Thrall che è americano, ha una madre ebrea e vive a Gerusalemme e si occupa del conflitto Israele-Palestina da molti anni.
    "Dal 1967 a oggi possiamo notare che c'è stato un costante processo di crescita del dominio di Israele e che i palestinesi sono stati relegati in pochissimi spazi. Non è tanto Benjamin Netanyahu il problema ma il sistema. Dall'occupazione della Palestina a oggi tutti i governi che sono stati al potere non hanno fatto meglio rispetto a Netanyahu. Certo è anche molto difficile riuscire a sbarazzarsi in qualche modo di lui, ma non è il problema. Il problema sono gli incentivi che vengono costantemente dati a Israele, il supporto costante del mondo occidentale e questo odio che cresce nei confronti dei palestinesi" sottolinea lo scrittore che ha diretto per dieci anni l'Arab-Israeli Project nell'ambito dell'International Crisis Group.
    "Abbiamo uno Stato che controlla 7 milioni di palestinesi e 7 milioni di ebrei e ci sono i palestinesi che non hanno nessun tipo di diritto civile. Quale può essere il futuro se escludiamo tra le possibilità l'espulsione? Ci sono tre opzioni: continuare il dominio e la prevaricazione degli israeliani sui palestinesi, creando una sorta di apartheid. La seconda è dare ai palestinesi uno Stato, come chiedono da anni e la terza è dare ai palestinesi uguali diritti civili, cittadinanza. Il problema, però, è che Israele preferisce mantenere lo status quo, lasciare le cose come stanno. Quindi non vedremo nessun tipo di svolta finché gli israeliani non si renderanno conto della situazione, ma siamo ben lontani da questo perché Israele non vuole rinunciare a nulla" incalza il giornalista-scrittore. Opera di non fiction che riporta i nomi reali dei protagonisti, tranne quelli di quattro persone per rispetto della loro privacy, Un giorno nella vita di Abed Salama, mostra il punto di vista e lo sguardo di tante persone diverse: un ufficiale israeliano, un funzionario palestinese, un colono paramedico, operatori sanitari ultraortodossi. "L'obiettivo principale era far in modo che il lettore si potesse mettere nei panni dei diversi protagonisti: i bambini, gli adulti, gli ebrei, anche ultra ortodossi che sono stati i primi a soccorrere le persone dopo l'incidente dello scuolabus.
    Ho deciso di descrivere un evento che potesse unire queste persone, farle stare insieme" racconta Thrall. Nella sua posizione da outsider Thrall ha cercato "di descrivere gli eventi oggettivamente, senza indorare la pillola. Anche nelle parole che ho scelto ho cercato di evitare espressioni che magari utilizzerebbe una fazione rispetto a un'altra. Questo provoca qualcosa di scioccante perché le persone sono talmente indottrinate e ferme nelle loro posizioni e ideologie da restare toccate quando viene raccontato un evento nel modo più oggettivo possibile" dice il giornalista-scrittore che il 27 settembre a Verona aprirà il nuovo festival di Neri Pozza Wunderkammer.
   
   

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