SARA FREEMAN, MAREE (ELLIOT, PP. 256,
EURO 18.50)
Paragonata a Rachel Cusk, Jenny Offill e Marguerite Duras,
Sara Freeman, autrice canadese-britannica che vive a Boston, è
fra le voci più acclamate del momento e apprezzata da colleghi
come Emma Cline e Jonathan Dee. Con "Maree", sua opera prima,
Freeman si è aggiudicata il Premio The Bridge per la narrativa
americana, nel 2022 il romanzo è stato inserito dalla rivista
Time nella lista dei 100 libri da leggere assolutamente.
"Maree", titolo originale "Tides", è uscito in Italia per i
tipi di Elliot, nella traduzione di Paola Splendore. La storia,
raccontata con una prosa lirica e frammentata, segue le
avventure di Mara, giovane donna in fuga, dopo aver perso un
figlio. Il dolore l'ha lacerata e "le pare di avere cento anni".
Abbandona casa e famiglia, alla ricerca di sé, unico desiderio è
"scivolare in un punto cieco", "scappare via", non senza sensi
di colpa; sa che la madre le dirà sei "egoista come una volpe" o
anche "proprio come suo padre, se ne va quando le cose si
mettono male". Mara fugge perché non sopporta che il fratello,
vicino di casa, è diventato papà, mentre lei si sente "gelata,
dissanguata, disincarnata". È infastidita dai "teneri gridolini"
del nipote che sente quando la finestra è aperta. Si mette in
viaggio con pochi soldi in tasca, alla volta di una località di
mare, passa il tempo in spiaggia; fuma, mangia poco,
sbocconcella arachidi, crackers, patatine fritte, caramelle,
dolciumi, si scola lattine di birra. Un giorno trova lavoro in
un negozio, stringe un legame con il proprietario, cercando di
raddrizzare il destino. Un romanzo che ha l'intimità del diario
e la tensione di un thriller.
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