(di Alessandra Baldini)
Salman Rushdie è tornato a
scrivere fiction per la prima volta dopo essere stato
accoltellato due anni fa sul palcoscenico di una conferenza in
un agguato che lo ha lasciato più morto che vivo. Lo ha
annunciato lo stesso scrittore di I Figli della Mezzanotte,
intervenendo in video a un festival letterario in Ucraina pochi
giorni prima dell'inizio del processo contro Hadi Matar, il suo
aggressore.
Rushdie, che ha 77 anni, ha spiegato al Lviv Book Forum che
la sua nuova opera consisterà in tre novelle di una settantina
di pagine ciascuna, ognuna delle relativa a "uno dei tre mondi"
della vita dello scrittore: "India, Inghilterra e America. E
tutte in un modo o nell'altro imperniate sull'idea della fine".
L'ultimo romanzo di Rushdie, La Città della Vittoria, edito in
Italia da Mondadori, è uscito nel 2023 ma era stato completato
prima dell'aggressione.
Lo scrittore si era collegato con il festival della
letteratura della città ucraina soprattutto per parlare del suo
ultimo libro, Coltello, che esplora le conseguenze e la ripresa
dopo l'attentato dell'agosto 2022 sul palco della Chautauqua
Institution nello stato di New York a causa del quale ha perso
la vista a un occhio.
"Quando si arriva alla mia età è naturale pensare quanto ci
resta da vivere. Non ci sono altri 22 libri che aspettano di
essere scritti. Se sono fortunato ce ne saranno uno o due". Lo
scrittore ha articolato cosa succede agli artisti verso la fine
della loro carriera ricollegandosi al pensiero del filosofo
Theodor Adorno e del critico e filosofo Edward Said. "Ci sono
due modi di andarsene. Uno è la serenità, in cui ti riconcili
col mondo e con la tua vita e scrivi con un senso di pace.
L'altro è la rabbia. Io penso che entrambi i sentimenti possano
convivere. Ci può essere serenità in un momento e rabbia in un
altro. Non devono essere condizioni permanenti".
Sta intanto per prendere il via il 15 ottobre a Chautauqua il
processo per tentato omicidio contro Matar, figlio 26enne di
immigrati libanesi in New Jersey e musulmano praticante. I
giurati probabilmente non sentiranno parlare della fatwa - la
condanna a morte emessa dagli ayatollah iraniani dopo la
pubblicazione di Versetti Satanici - che l'aggressore ha citato
come movente per il suo gesto, ha detto il procuratore
distrettuale Jason Schmidt, secondo cui "non è necessario
esaminare un motivo", dal momento che l'agguato è stato visto e
registrato dal pubblico riunito per ascoltare Rushdie.
Lo stesso scrittore, che ha passato anni a nascondersi per
scampare alla maledizione dell'ayatollah Khomeini che aveva
giudicato blasfemo il romanzo del 1988 ispirato alla vita di
Maometto, dovrebbe testimoniare.
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