(di Mauretta Capuano)
Trasformare il Teatro Torlonia "in un
tempio della letteratura dove far vivere il rapporto tra parola
detta e parola scritta". L'idea del nuovo direttore del Teatro
di Roma, Luca De Fusco, diventa realtà con il ciclo Racconti
Romani, un nuovo format con testi scelti da Emanuele Trevi ed
Elena Stancanelli, che prenderà il via il 21 novembre con Fogli
di via Veneto di Ennio Flaiano, in scena fino al 24 novembre per
la regia di Danilo Capezzani che firma anche Amarsi Male di
Antonio Debenedetti, dal 19 al 21 dicembre. L
e pagine scelte non vengono lette ma dette a memoria dagli
attori e ambientate in una minimale messa in scena. "È un teatro
di parola che funziona soprattutto per i racconti, non per i
romanzi, neppure proposti a puntate. Il Teatro Torlonia è
bellissimo, è stato restaurato, ma ha un difetto enorme. Il
palcoscenico è sproporzionato rispetto alla platea" spiega De
Fusco. Un problema che svanisce nel caso delle messe in scena
letterarie dove "le dimensioni raccolte, intime" sono perfette.
"È un difetto di costruzione che ti frega la platea, però in
questo tipo di spettacolo è ideale. È bella l'idea di avere un
posto dove viene sperimentato questo nuovo genere teatrale, si
crea un legame con il pubblico. Con la frequenza di questa
proposta si crea qualcosa che non c'era a Roma" dice Emanuele
Trevi.
Nel quartiere hanno abitato moltissimi scrittori, la casa di
Luigi Pirandello è a un passo dal teatro di Villa Torlonia.
"Nella mia direzione del Teatro Stabile di Napoli e poi a
Catania ho sperimentato questo rapporto con la letteratura con i
i racconti di Anna Maria Ortese, di Raffaele La Capria, con
Sciascia. È una formula che funziona. La letteratura viene
detta. È come se fosse una specie di audiolibro con scenografia
raccontato dal vivo, ma è anche un videolibro" spiega De Fusco.
"L'idea di Racconti Romani è venuta chiacchierando con lo
scrittore Premio Strega Emanuele Trevi, titolo mutuato da
Alberto Moravia" dice De Fusco.
Il primo ciclo, prodotto dal Teatro di Roma-Teatro Nazionale,
avrà sei appuntamenti con spettacoli di un'ora che comprendono
Sillabari di Goffredo Parise, dal 13 al 16 marzo, e Vita
immaginaria di Natalia Ginzburg, dal 3 al 6 aprile, entrambi per
la regia di Maddalena Maggi, e Racconti Romani di Alberto
Moravia, dall'8 all'11 maggio e La lente scura di Anna Maria
Ortese, dal 5 all'8 giugno, entrambi per la regia di Lucia
Rocco. Ma non si esaurisce qui: "Trevi e Stancanelli hanno
immaginato dieci racconti e il ciclo continuerà anche nella
prossima stagione" dice il direttore del Teatro di Roma. "Siamo
partiti dai capisaldi e il caposaldo dei caposaldi è Elsa
Morante che sarà nel prossimo ciclo insieme a Roberto Pazzi,
Cristina Campo e abbiamo pensato anche a un omaggio a Borges. Ci
sarà anche un meraviglioso racconto di Enzo Siciliano in forma
di diario. È un modello che si può replicare" spiega Trevi che
ha fatto copioni per Luca Ronconi e poi Massimo Popolizio.
"Avrebbe un senso far diventare questo progetto strutturale, è
un modo di recuperare la letteratura italiana del Novecento
attraverso la parola scenica. Il criterio di scelta passa
attraverso il gusto personale e gli autori che sono nella
memoria delle persone. E poi c'è l'immagine di Roma appena
uscita dalla guerra. Una caratteristica della città è che si
vive molto fuori. La città è raccontata benissimo, come diceva
Fellini, da chi vive fuori. Teatro e letteratura sono
consanguinei più che la letteratura e il cinema" afferma
Stancanelli.
In Fogli di via Veneto Capezzani esplora soprattutto il
rapporto tra Flaiano e Vincenzo Cardarelli che vive gli ultimi
anni della sua vita a Via Veneto. "Flaiano vede in lui un mondo
che finisce" dice il regista. In Amarsi Male di Debenedetti è
invece protagonista una coppia senza età in una serie di quadri
infelici e malinconici. In Vita immaginaria della Ginzburg,
Maggi immagina Roma come se fosse l'amante della scrittrice che
la ama e la odia. Mentre in Sillabari di Parise, ci sono la
morte, il sortilegio, la malia. In Racconti Romani di Moravia,
dice Rocco, Roma fa da culla, scenario. In La lente scura di
Ortese, Roma è protagonista con le sue luci e ombre.
"Se riusciamo nella scommessa potremmo arrivare anche alla
contemporaneità e anche alla poesia" dice De Fusco.
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