L'AUTODIFESA DELLE DONNE. PRATICHE,
DIRITTO, IMMAGINARI NELLA STORIA. A CURA DI SIMONA FECI E LAURA
SCHETTINI (VIELLA, PP 344, EURO 24). Uno sguardo nuovo sulla
forza delle donne che racconta, attraverso un viaggio lungo 13
saggi di 15 autrici diverse, non solo le pratiche ma soprattutto
il diritto all'autodifesa al femminile. E' questo il contenuto
del volume 'L'autodifesa delle donne. Pratiche, diritto,
immaginari nella storia' edito dalla casa editrice Viella curato
da Simona Feci e Laura Schettini. L'obiettivo, spiega Feci è
quello anche di una prospettiva che finalmente "svincola dalla
polarità tra essere vittime o essere responsabilizzate della
violenza". Il potere dell'autodifesa, grazie alla messa a fuoco
dei movimenti femministi, diventa così un concetto
rivoluzionario perché mette in discussione alla radice il
concetto stesso che il cosiddetto 'sesso debole' "deve essere
difeso perché non sa farlo autonomamente". E' una ricognizione
ampia nella storia, dall'età moderna ai giorni nostri,
principalmente centrato sull'Italia ma con riferimenti anche ad
altri Paesi. Così leggendo le pagine del libro si scopre, ad
esempio, chi erano le ju-jitsuffragettes di inizio Novecento.
Suffragiste britanniche che impararono a difendersi dalla
violenza delle polizia attraverso lo studio del ju jitsu,
un'arte marziale orientale che si basa su principi di lotta
completamente diversi rispetto a quelli occidentali: non tanto
sulla forza muscolare ma sull'equilibrio per contrastare
l'avversario. Il volume interroga anche il diritto, per capire
come l'opinione pubblica e i tribunali hanno guardato alla
'legittima difesa' delle donne, alle donne che sparano, che
uccidono i loro aggressori, che assumono l'iniziativa per
contrastare e sfuggire alla violenza. Con la richiesta che
proviene dalle giuriste di valutare anche a livello normativo
l'introduzione della 'legittima difesa differita' che potrebbe
rendere non sanzionabile anche una forma di reazione non
contestuale all'abuso subito. Il racconto è globale e si
sofferma anche sul tema dell'autodifesa nell'arte con esempio
come quello degli spari di colore di Niki de Saint Phalle su
quadri che raccontano simbolicamente di abusi e sopraffazione.
Un testo necessario, proprio perché racconta di una nuova
prospettiva, uno sguardo diverso sulla forza e la capacità delle
donne di autodifendersi.
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