(di Marzia Apice)
ALTAN, TRENTATRE' (Gallucci, pp.192,
12 euro). "Mi sento male, ergo, sono". Tra battute graffianti,
lampi di genialità e il suo riconoscibilissimo segno, Altan
torna in libreria il 1 giugno con un nuovo lavoro, "Trentatré",
edito da Gallucci, dedicato a uno dei temi dell'attualità che
più ci stanno a cuore, quello della salute. In una carrellata di
vignette indimenticabili, la sua satira dopo due anni di
emergenza sanitaria indaga dunque il rapporto che noi italiani
abbiamo con dottori e malattie, medicine e ospedali, vaccini e
mascherine: un po' ipocondriaci, ma anche pronti ad
autoassolverci di fronte ai soliti "stravizi" tra cibo e
sigarette, incoscienti o al contrario troppo ligi, creduloni o
iperscettici, in attesa di un miracolo o completamente
sfiduciati, eccoci qui con tutte le nostre debolezze,
fotografati e "sintetizzati" dall'occhio arguto e dissacrante di
un autore che anche questa volta dà l'ennesima prova della sua
straordinaria capacità di raccontare chi siamo. Filtrati dal suo
stile unico, nei personaggi di Altan ci mostriamo per ciò che
siamo, malridotti, ma ancora in piedi, storditi dal fiume di
parole e numeri quotidiani di virologi ed esperti, impauriti
dall'idea di morire, sempre fragili e in crisi perenne,
economica ed esistenziale. C'era da aspettarselo che dopo le
macerie lasciate sul campo dalla pandemia, con la tragedia delle
vittime, ma anche con il senso di paura e lo stravolgimento
delle nostre abitudini, Altan dalla sua posizione sempre un po'
defilata (per guardarci meglio e non lasciarsi confondere dal
"rumore" di fondo) si soffermasse ad analizzare proprio
l'approccio del Paese alla medicina, uno dei tanti ambiti in cui
il covid ha lasciato segni evidenti. "Hanno scoperto il siero
per ringiovanire! Oddio: tutto da capo", scrive e disegna
l'autore, strappandoci un sorriso amaro e poi ci mette davanti
l'ennesima verità, lasciando dire a uno dei suoi protagonisti
"Ho fiducia, andrà tutto così così". Nel libro, diviso in 8
agili capitoli, tanti i temi che vengono affrontati: da come ci
trasformiamo quando da "sani" diventiamo "pazienti" alla
divulgazione scientifica, dagli ospedali malridotti alla ricerca
scientifica, e poi le nuove malattie e quelle già note, la
vecchiaia e la fine inevitabile che riguarda ognuno di noi. Di
fronte allo sbilanciamento e all'assenza di razionalità, alle
polemiche, alla divisione in tifoserie, ai comportamenti a volte
assurdi e tragicomici che hanno caratterizzato questa ultima
parte della nostra vita, Altan non punta il dito, ma è lì con
noi, come un compagno di avventura (o sventura): forse con la
graffiante ironia e il disincanto poetico delle sue tavole, con
i suoi personaggi che ci somigliano così tanto da sembrare la
nostra copia un po' ci disturba, è vero, perché sempre c'è la
voglia di vedersi allo specchio per come si è. Poi però non si
può fare a meno di sorridere e allora facciamo pace con questo
grande autore - pure un po' filosofo - a cui riusciamo a
perdonare la sincerità e anche quel gesto impertinente di
svelarci per come siamo diventati, ancora una volta, davanti ai
nostri stessi occhi.
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