MASSIMO FINI, 'CIECO' (MARSILIO, PP.
96, EURO 12 )
'Cieco' è 'la storia di un uomo che perde lentamente,
gradualmente, inesorabilmente la vista'. Quell'uomo è Massimo
Fini che in queste pagine si racconta senza reticenze: 'Sono
ormai trent'anni, quasi un terzo della mia vita, che mi porto
sulla spalla questa scimmia. Credo che nessuno, nemmeno tra le
persone che mi sono più vicine, abbia mai potuto capire,
legittimamente, la mia sofferenza'. 'Cieco' è un viaggio nel
dolore e al contempo un diario di immagini spensierate. Fini
parla di quando, ragazzo, trascorreva le vacanze in Liguria.
Rievoca una 'indimenticabile estate' del 1960. Dal bagaglio
dei ricordi riemergono amori e canzoni al juke-box: 'Diana' di
Paul Anka, 'Come prima' di Tony Dallara, 'Only You' dei
Platters. Racconta delle sue passioni: le automobili, i libri. E
delle cose che oggi non può più fare: guidare, leggere. L'auto
lo attraeva 'per il senso di libertà che ti dà'. Amava stare al
volante: 'Guidare mi piaceva moltissimo e più le strade,
soprattutto provinciali, erano piene di curve e di trabocchetti
e più mi divertivo". Quanto ai libri: un tempo ne leggeva cento
all'anno, lui bibliofilo che possiede oltre diecimila volumi.
'Io - scrive Fini - che avevo fatto dell'indipendenza la
cifra della mia vita, personale e anche professionale, oggi
dipendo da tutti'. In 'Cieco' non mancano descrizioni poetiche,
come quelle che conducono il lettore sulla spiaggia del Cannone,
a Talamone: 'Dopo il bagno mi siedo sulla roccia ancora calda e
fumo una sigaretta, guardando il mare, le rocce che si son fatte
scure, quasi cupe, primordiali, e il cielo che trascolora dal
giallo chiaro sulle colline lontane, dove batte l'ultimo sole,
al verde pallido all'azzurro al blu al viola sopra di me'.
Massimo Fini, giornalista, lombardo, classe '43, è Premio
Montanelli alla carriera e alla scrittura.
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