SIMONA RUFFINO, 'NEUROMARKETING
ETICO' (HOEPLI, PP. 272, EURO 24,90)
La pubblicità? Ha radici antiche, addirittura bisogna correre
indietro fino all'anno 1479, quando l'editore inglese Caxton
fece promozione per i propri libri, con un annuncio a mezzo
stampa. Un messaggio pubblicitario efficace deve essere
ricordato, risultare credibile, spingere il consumatore ad
acquistare il prodotto reclamizzato. Talvolta si pensa al
marketer come a un manipolatore senza scrupoli. In
'Neuromarketing etico' Simona Ruffino - brand strategist &
neurobrand specialist, consulente, speaker e formatrice - smonta
i cliché e dimostra che esiste un marketing etico il cui scopo è
mettere al centro la persona. Il volume, indirizzato a
imprenditori, professionisti del settore pubblicitario e della
comunicazione, studenti, neofiti, spiega che le aziende
dovrebbero sempre tenere in considerazione che ogni essere umano
è incubatore di esperienze dolorose; esperienze che non devono
mai essere utilizzate come arma per ottenere un beneficio di
fatturato. La comunicazione non può attivare azioni di scherno o
mistificazione. La manipolazione non è una procedura lecita per
ottenere dei benefici né una scorciatoia per sollecitare
risultati più veloci. Simona Ruffino parte dal concetto della
cura, pensa gli esseri umani come fine e non come strumento. Chi
fa marketing deve essere empatico, mettersi in ascolto per
essere compatibile con i bisogni delle persone. 'Compatibilità'
rimanda alla parola 'compassione' che ha in sé il significato di
'cum-patire' ovvero soffrire insieme, essere profondamente
vicini all'altro, mettersi nei suoi panni e adoperarsi per
risolvere problemi. Il marketer dunque ha una missione
importante e delicata.
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